Eugenio Sorrentino
Il 18 marzo 1974 Felice Gimondi si aggiudicava la
Milano-Sanremo, la classicissima di inizio
primavera, prima grande corsa della stagione,
organizzata da Vincenzo Torriani, patron del Giro
d’Italia. Quella edizione della Milano-Sanremo
aveva assunto un significato importante, perché
doveva riproporre il duello tra Felice Gimondi e
Eddy Merckx. L’anno prima il campione
bergamasco aveva vinto il Mondiale di Barcellona,
il belga il Giro di Lombardia, ma la vittoria era
stata tolta al Cannibale a causa della presenza
nelle sue urine di norefedrina, sostanza proibita
ma presente dentro un farmaco per la cura della
bronchite. Cosicché il Lombardia andò al
bergamasco e il belga restò fermo un mese per
squalifica. Alla vigilia della Milano-Sanremo,
Eddy Merckx fu costretto a dare forfait per
bronchite, Felice Gimondi invece riuscì a
presentarsi al via benché affetto da faringite. Non
c’era il Cannibale, ma c’erano tutti gli altri, tra cui
i velocisti Roger De Vlaeminck, Patrick Sercu, Rik
Van Linden, Marino Basso, senza contare Freddy
Maertens e Francesco Moser. Gimondi, che
indossava la maglia iridata, cominciò a saggiare la
sua condizione, ma pedalando si convinse di
potercela fare.
Quando transitò sul Turchino per affrontare la
discesa la strada era bagnata. Gimondi, con altri,
rispose a un allungo di De Vlaeminck, e si ritrovò
davanti con una ventina di corridori. L’arrivo in
Riviera fece l’effetto di un ricostituente per il
campione di Sedrina, che pedalava in scioltezza e
aveva preso a respirare bene.
A San Lorenzo al Mare, ventidue chilometri
all’arrivo, produsse uno scatto dei suoi, portandosi
dietro i soli Huysmans e Demeyer. Ad Arma di
Taggia scattò di nuovo e con maggiore decisione
facendo il vuoto alle sue spalle. E mentre i due
inseguitori si distanziavano sempre più per essere
poi ripresi dal gruppo, Gimondi affrontò il Poggio in
solitaria per poi volare giù tra ali di crescente
entusiasmo.
L’arrivo sul lungomare di Sanremo fu al tempo
stesso tripudio e passerella, le braccia al cielo con
la compostezza che lo contraddistingueva e il
sorriso sul volto stanco ma felice. Felice davvero
per avere portato a termine l’impresa. Quel giorno,
il 18 marzo 1974, il secondo tagliò il traguardo con
un ritardo di 1’53”. Solo Fausto Coppi nel 1948 si
era potuto permettere un distacco superiore,
nemmeno Merckx era riuscito a far segnare tale
divario.