Lorenzo Alessandro Ambrosini chiude una stagione in crescita: “Voglio accedere presto a una semifinale di Coppa del Mondo”

30

Passo dopo passo, ostacolo dopo ostacolo, Lorenzo Alessandro Ambrosini si sta avvicinando all’élite del trial.

Il 18enne di Curno ha conquistato la Coppa Italia fra gli juniores ed è pronto al grande salto a partire dal prossimo anno, senza considerare l’importante esperienza vissuta con la maglia della Nazionale agli Europei lo scorso settembre.

forbes

Traguardi che rappresentano soltanto dei punti di partenza per il giovane portacolori del Motoclub Lazzate ASD – Sezione Bike Trial come raccontato in un’intervista rilasciata a Eppen.

Come si è avvicinato al mondo del trial?

Negli ultimi anni della categoria Giovanissimi correvo per Le Marmotte in BMX, ma ho deciso di cambiare squadra trovando un appoggio a Caravaggio, dove c’è un bike park con sezione sia di BMX che di trial e mountain bike. Ho provato la MTB, ma non mi ha colpito particolarmente come il trial, così ho deciso di spostare il focus su quel settore. Da lì ho deciso di prendere lezioni una volta a settimana e poi ho aumentato gradualmente l’impegno.

Quali differenze ha trovato rispetto alla BMX?

Sia la BMX che il trial sono due sport individuali, ma completamente diversi, perché nel primo gareggi insieme ad altre persone. Devi essere più scaltro degli altri, soprattutto in partenza e ciò significa che devi sapere farti spazio. Per me era qualcosa di complicato, anche perché quando c’era da frenare, probabilmente ero il primo a farlo. Nel trial sei da solo davanti agli ostacoli e quindi puoi decidere tu come muoverti.

Come fa a memorizzare tutti gli ostacoli presenti lungo il percorso?

È importante guardare le zone da affrontare prima a piedi e poi assicurarsi, in base alle varie geometrie dell’ostacolo, dove mettere le ruote. Da qui si misura con il cronometro il tempo necessario per compiere il passaggio. A quel punto si può ripercorrere il tracciato mentalmente, vedendo in prima persona oppure come se si guardasse da fuori come si supera una barriera o l’altra.

Come funziona il sistema di penalità?

Le penalità sono cambiate negli ultimi anni, perché il vecchio regolamento prevedeva che il percorso dovesse essere completato entro due minuti con una serie di ostacoli da superare e con un massimo di cinque penalità. Una volta raggiunto quel numero, si passava alla zona successiva e vinceva chi accumulava meno penalità. Per penalità intendiamo appoggiare il pedale su un ostacolo, una mano, un piede o qualsiasi parte della bicicletta che non siano le ruote. Dal 2021 è stato introdotto il regolamento internazionale che prevede l’attribuzione di dieci punti per ogni ostacolo che si supera fino a un massimo di sessanta. Ovviamente se prendo una penalità, guadagno zero punti, però posso proseguire finché non accumulo cinque penalità. 

Com’è andato l’Europeo?

Ho chiuso dodicesimo, ma direi che è un risultato particolarmente buono visto il contesto, tanto che il vincitore è riuscito a entrare in finale in una tappa di Coppa del Mondo fra gli élite. Sicuramente si trattava di una gara con grande pressione, però le sensazioni che ho provato erano migliori anche rispetto alle gare che ho affrontato a livello italiano. Purtroppo la pioggia non ci ha aiutato nel riscaldamento perché ha bagnato tutto e ciò ha ridotto i soliti quarantacinque minuti a una ventina. Un’altra cosa che ho notato rispetto alle gare italiane è che i passaggi si presentavano più elevati, aumentando così la pericolosità in caso di caduta. Si poteva fare forse qualcosina in più per chiudere nelle prime dieci posizioni, ma direi che può andar bene così.

Perché in Italia c’è ancora una divisione fra UISP e Federazione nel vostro movimento?

Non solo in Italia c’è questa divisione perché UISP ha un campionato internazionale e anche in paesi come Francia, Spagna o Inghilterra è molto sentito. In Italia siamo un po’ indietro, stiamo sì crescendo negli ultimi anni perché con la Nazionale siamo andati più volte in Spagna ad allenarci da un noto tecnico come Cesar Cañas e ciò ci ha consentito di arrivare a importanti traguardi da un punto di vista internazionale. Sicuramente in Italia questa divisione si sente ancora molto, tuttavia un’unione renderebbe più facile una crescita del movimento.

Qual è il rapporto con Marco Bonalda?

Con Marco ci conosciamo dal 2018-19 e, per certi sensi, ho iniziato con lui visto che quando ero piccolo mi ha dato diverse spiegazioni sulle tecniche, sugli ostacoli e praticamente ci vediamo ogni settimana. Spesso io vado da lui e viceversa. Insieme stiamo così crescendo.

Quali sono i prossimi obiettivi?

Sicuramente sarà bello affrontare le gare internazionali come élite. Se ci sarà la possibilità di essere convocati per la Coppa del Mondo, sarò particolarmente soddisfatto perché significherà aver tagliato un importante traguardo. L’obiettivo principale per il 2026 rimarrà raggiungere l’accesso in semifinale in almeno una tappa di Coppa del Mondo, quindi entrare fra i migliori venticinque al mondo. Il livello si sta alzando sempre di più sia fra gli junior che nelle altre categorie giovanili, quindi dovrò farmi trovare preparato.