Marco Manenti passa professionista con l’VF Group Bardiani CSF Faizané: “Devo tenere i piedi per terra, ma in futuro vorrei vincere il Lombardia”

Il 23enne di Treviglio ha raccontato la scelta dopo le nove vittorie conquistate con la maglia del Team Hopplà fra gli Elite-Under 23.

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Marco Manenti è stato l’italiano più vincente nella categoria Under 23-Elite nel corso della stagione 2025, tuttavia il 23enne di Treviglio ha dovuto faticare per trovare un posto fra i professionisti.

Reduce da un’annata indimenticabile con il Team Hopplà, il giovane orobico ha trovato spazio alla VF Group Bardiani CSF Faizané che ha deciso di puntare su di lui in vista del 2026 con l’obiettivo di trasformare un sogno inseguito a lungo.

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Qual è l’origine di questa stagione così prolifica?

E’ stato un percorso sia di evoluzione sia a livello fisico che mentale, infatti questo era il primo anno da élite, il terzo con l’Hopplà. Rispetto agli anni passati è stato fondamentale non subire infortuni in quanto nel 2023 avevo rotto il polso e nel 2024 una clavicola. Ciò mi ha consentito di avere attorno a me un ambiente sereno, con il team che ha continuato a darmi fiducia e per questo volevo ringraziare i compagni che durante la stagione si sono messi a disposizione. Poi ovviamente se a dicembre mi avessero detto che avrei ottenuto nove vittorie e ventotto piazzamenti, non ci avrei creduto, però posso dire che quando uno corre e ottiene risultati, è spinto a fare sempre meglio. Essendo al primo anno da élite, mi ero dato come termine ultimo la fine della stagione per dimostrare quanto valessi. Facendo le cose seriamente e svolgendo tutti i carichi di lavoro in maniera corretta, i risultati sono stati poi una conseguenza. Dopotutto tutto quello che ci sta attorno è ciò che fa la differenza.

Qual è stata la vittoria più bella?

Probabilmente quella al Giro della Regione Friuli-Venezia Giulia anche perché è stata la più inaspettata considerando che era la prima volta che mi confrontavo con formazioni di livello mondiale quest’anno. Al via mi sentivo bene, anche a livello fisico, ma se mi avessero chiesto se sarei riuscito a vincere una tappa e indossare la maglia gialla, avrei detto che sarebbe stato impossibile. Forse proprio questo è il segreto: partire senza pressioni, consapevole delle mie potenzialità e quando ho vinto ero incredulo. Ogni vittoria ha una storia a sé, con emozioni diverse, ma quella al Giro della Regione Friuli-Venezia Giulia è stata sicuramente la più bella.

Si sente più un velocista o un uomo da classiche?

Mi definisco un passista veloce perché non ho quei watt necessari per impormi in volate di gruppo contro velocisti puri, però quando i percorsi sono mossi, con salite brevi da otto/dieci minuti di sforzo, posso dire la mia in un percorso selezionato. Sono un passista perché ho ottenuto risultati anche in fuga, veloce perché ho quello spunto che mi ha permesso di vincere per esempio in Friuli dove erano rimasti 50/60 corridori.

Tra i vari piazzamenti, c’è qualcuno in cui le dispiace maggiormente non aver vinto?
Chi troppo vuole, nulla stringe, anche perché è impossibile vincere tutte le domeniche. Sicuramente mi è dispiaciuto non vincere a Osio Sotto perché correvo in casa, con i miei amici e la mia famiglia che sono venuti a vedermi, motivo per cui il terzo posto mi è rimasto stretto.

Ha ancora senso tenere la categoria Under 23 quando molti passano direttamente professionisti o gareggiano con le Continental?

Vista la mia storia, direi che sono a favore che la categoria rimanga, perché in Italia il primo anno da Under è sacrificato complice la maturità. Poi se si dà il tempo all’atleta di maturare sia fisicamente e mentalmente, perché essere inserito in ambito professionistico a diciannove anni, è difficile da sopportare. Chiaramente è tutto soggettivo, dipende da come ci arrivi, però io manterrei la categoria. C’è sempre stata negli anni, quindi non capisco perché dovrebbe essere tolta. 

Cosa si aspetta dal passaggio fra i professionisti?
Dovrò stare con i piedi per terra perché non è un punto d’arrivo, ma di partenza. Cercherò di ripagare la fiducia della squadra e dimostrare il mio valore. Poi voglio imparare il mio stile sulla base di chi già è presente nella categoria da più tempo. 

Se dovesse scegliere una corsa, quale le piacerebbe vincere?

Direi il Giro di Lombardia, perché sono bergamasco e si corre sulle mie strade. La Roncola è la mia palestra e anche l’arrivo è incredibile con la Boccola che porta a Città Alta prima di scendere verso Città Bassa. Quindi sì, direi il Giro di Lombardia.