Tre Super Bowl consecutivi, 2010-12, tre vittorie. E sarebbe questa “la squadra che non li sapeva vincere”, i Super Bowl, dopo le due sconfitte, consecutive, nel 2006 e 2007, l’ultima delle quali particolarmente dolorosa perché venuta per 55-49 ai supplementari? Erano altri Panthers, quelli, ma non del tutto, perché non pochi degli sfortunati protagonisti di quelle due finali hanno ora ribaltato il destino, e i risultati, sollevando per tre volte di fila il trofeo. E non è solo questione della presenza di americani di alto livello, come sono Jaycen Spears, Kevin Grayson e Tyrell Sales, perché erano eccellenti anche quelli degli anni in cui i Panthers tornavano a casa – poca strada, le finali perse furono disputate a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, dove ora giocano gli Hogs – con la rabbia della sconfitta, pur contro i Lions Bergamo che stavano concludendo il loro ciclo di 11 scudetti consecutivi.
Sabato 7 luglio, a Varese, nello Stadio Ossola popolato da più di 3000 spettatori, i Panthers hanno completato la trasformazione, rivestendo un ruolo ora divenuto familiare, quello della squadra più esperta, che sa sempre trovare il modo di vincere; della squadra che non perde la calma quando va in svantaggio, per due volte, di due touchdown, seppure nel primo quarto e con quasi tutta la partita ancora da giocare. E ora saranno forse gli Elephants Catania, sconfitti sabato per 61-43 nel Super Bowl XXXII, a prendere coraggio, ripassando proprio la storia dei loro avversari: dalle cadute, fossero anche due volte in tre anni contro la medesima squadra, ci si può rialzare, proseguendo nella crescita, senza isterismi.
La partita, vista in 22 paesi europei su Eurosport, è stata esplosiva, nell’andamento: a metà primo quarto 12-0 Elephants con il lancio di Eric Marty per Giuseppe Strano (21 yard) e subito dopo il ritorno di intercetto di 50 yard di Jordan Lake su lancio di Tommaso Monardi (solo 2 intercetti subiti in 230 lanci tra regular season e semifinale, prima di sabato). Poi il touchdown di Tommaso Finadri su lancio di Monardi, 15 yard, per il 12-7, a 4’52″ dalla fine del primo quarto, ma dopo un drive molto efficace gli Elephants entravano in end zone con Wes Holland a 2’ dalla fine, per il 18-7 del primo quarto. Nel secondo, dopo 1’30″ touchdown di Spears con una corsa di 5 yard, per il 18-14, ma il punteggio restava tale solo per 15″, il tempo occorso a Holland per attraversare il campo sul kickoff di Andrea Vergazzoli: 96 yard e 24-14, a causa di una delle sei (!) trasformazioni sbagliate dai siciliani, le prime tre su calcio di Marty. Nemmeno due minuti dopo, a 8’32″, Grayson, nominato poi Mvp della partita per il suo contributo in questi momenti decisivi, riceveva con sicurezza un lancio di Monardi di 24 yard e i Panthers tornavano a -3, 24-21. Poco dopo, forse la svolta emotiva della partita: dopo una corsa splendida dal punto di vista della tecnica e della tenacia, Holland perdeva però la palla per intervento della difesa emiliana, con fumble ricoperto da Simone Bernardoni, e alla prima azione dopo il cambio di possesso ancora Grayson riceveva per 58 yard su un wide receiver screen, ovvero un passaggio corto con la protezione iniziale di uomini di linea e compagni di squadra. Primo vantaggio Parma sul 28-24, vantaggio a dire il vero definitivo, perché gli Elephants non riuscivano più a riportarsi avanti. Dopo un lancio incompleto di Marty su Lake al 4° down (con 6 yard da conquistare), Parma riprendeva palla sulle 38 offensive – una delle ben sei occasioni in cui i Panthers hanno iniziato un drive nella metà campo avversaria – e in tre azioni mandava in touchdown Spears con una corsa di 30 yard e il +11 (35-24). Mancavano 3’32″ alla fine del primo tempo ma in qualche modo le due squadre trovavano il tempo di segnare ancora: gli Elephants con un passaggio di 18 yard di Marty su un 4° tentativo (35-30) e i Panthers con il field goal di 32 yard di Vergazzoli a tempo scaduto, per il 38-30 dell’intervallo.
Con il possesso di palla iniziale della ripresa, i Panthers allungavano subito: partendo dalle 49 offensive, 4 azioni e ingresso in end zone ancora con Grayson, ricezione di 17 yard (45-30). Le speranze degli Elephants si ravvivavano con la corsa in end zone di Holland per 4 yard a 4’49″ dalla fine del 3° quarto (45-36), dopo un drive di 10 azioni, ma sulla trasformazione da 2 punti Marty si faceva leggere forse con troppa facilità da Grayson, che intercettava il lancio destinato a Lake e ritornava il pallone per 102 yard (ma la statistica in questo caso non ha valore ufficiale) per i 2 punti, sì, ma a favore di Parma: 47-36. Catania sceglieva poi l’onside kick che era però recuperato dai Panthers nell’ennesima buona posizione di campo, le 49 della metà campo offensiva, e alla prima azione (!) Spears le percorreva tutte e 49 per il 54-36 a 4’4″ dalla fine del terzo quarto, massimo vantaggio della partita per una delle due squadre. Quarto che si concludeva con la corsa di Lake in end zone per 1 yard, coronata dalla prima e unica trasformazione riuscita per i siciliani, su calcio (54-43). L’ultimo quarto vedeva il primo punt della serata, di Vergazzoli, e gli Elephants prendevano palla sulle proprie 20 a 9’36″ dalla fine, per il possesso di palla che avrebbe potuto riavvicinarli a meno di un touchdown, ma dopo alcuni big play Marty lanciava in end zone un pallone intercettato al limite della linea di fondo da Michele Fumarola. Restavano 6’02″ alla fine, che i Panthers sfruttavano con un drive coronato a 1’34″ dalla fine con un touchdown di Finadri, ricezione di 25 yard da Monardi, per il 61-43 che restava punteggio finale, per via dell’intercetto di Francesco Diaferia sull’ultimo drive della gara. Dopo qualche secondo gli arbitri alzavano la palla, nel classico segnale di fine partita, e iniziava la festa dei Panthers, premiati anche dal presidente della Fidaf, l’onorevole Leoluca Orlando.