Rino Fusco
Chi è andato all’Atalanta nella seconda metà degli anni ’80 può ben dire “ho visto Maradona”. Da avversario, s’intende. E che avversario. Il fatto che indossasse la maglia del Napoli lo rendeva rivale assoluto. Chi del calcio si è beato e leccato i baffi ha potuto ammirare le gesta in campo del Pibe de Oro, accontentandosi quando il marcatore di turno riusciva a contenerlo. Perché che non andava in gol Maradona, spesso ci pensava qualcun altro a raccoglierne gli impeccabili suggerimenti. Al romanzo in vita di Diego Armando Maradona si è aggiunta un’appendice ancora tutta da scrivere, dopo i fiumi di parole e le mille testimonianze scaturiti sull’onda dell’emozione per la sua scomparsa prematura. E a Bergamo quale ricordo è rimasto? Il campione argentino ha incontrato l’Atalanta una dozzina di volte, dieci in campionato e due in Coppa Italia. Il bilancio delle partite disputate con Maradona in campo è di 8 vittorie del Napoli, tre pareggi e una sola vittoria bergamasca. L’Atalanta castigò gli azzurri il 29 ottobre 1984, nella prima stagione italiana di Maradona: decise un gol di Soldà. I confronti finirono nell’anno del secondo scudetto del Napoli, perché nel 1990-91 saltò l’andata a Bergamo e al ritorno, nell’aprile ’91, aveva già abbandonato la serie A essendo risultato positivo al controllo antidoping. Dei 115 gol segnati da Maradona con la maglia partenopea, solo due sono finiti nella rete dell’Atalanta. Era il 19 ottobre 1986, si giocava allo San Paolo (ormai ribattezzato Diego Armando Maradona) e il numero 10 del Napoli trasformò il penalty del momentaneo 2-1 al 20’ della ripresa di una partita poi finita in pareggio (2-2). Tre anni dopo, il 19 febbraio 1989, a Bergamo il campione argentino segnò di testa portando in vantaggio la squadra partenopea, poi raggiunta sull’1-1. Lo ricorda bene Valter Bonacina, quel gol con la cabeza. Era stato designato lui a francobollare Dieguito, che lo sorprese sul secondo palo. Maradona fu generoso anche con Bergamo, giocandovi il 10 marzo 1985 un match di beneficenza a favore dell’associazione del bambino emopatico. Nei ricordi di chi ha giocato contro, più di ogni altra cosa, resta l’estrema correttezza comportamentale e verbale. Con gli avversari e i compagni di squadra. La classe immensa soverchiava tutto e tutti. E forse è bene rendergli merito di ciò che ha fatto e lasciato, facendo riferimento alle sue prodezze, compresa la “mano de Dios” compensata dall’azione da gol più bella di sempre contro gli inglesi a Messico ’86.