Orgoglio Luna Rossa

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Luca Lembi

Quarant’anni fa il regista Werner Herzog lavorava a un film cult che avrebbe rappresentato un capitolo moderno di mitologia: il racconto della vicenda di Carlos Fitzgerald – in arte Fitzcarraldo, che per realizzare il suo scopo dovette far passare una nave su per una collina. La cinematografia non poteva prevedere che da un cantiere della Val Seriana, tempio della moderna tecnologia navale, uscissero scafi protagonisti delle più prestigiose competizioni a vela. L’ultimo in ordine di tempo, AC75, che nell’ottobre 2020 ha lasciato il cantiere di Persico Marine a Nembro per volare dall’aeroporto di Bergamo in Nuova Zelanda a bordo di un Antonov 124, ha consentito a Luna Rossa di aggiudicarsi la Prada Cup e guadagnare il diritto a sfidare il team neozelandese per l’America’s Cup.

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“Grazie Luna Rossa Prada Pirelli Team! Una vittoria sorprendente, con cuore e passione sopra ogni cosa, un incredibile successo ‘Made in Italy’ e per l’ingegno dell’industria italiana. Gli italiani stanno arrivando, navighiamo all’italiana!”. E’ il messaggio con cui la Persico Marine di Nembro ha festeggiato, domenica 21 febbraio, la schiacciante vittoria di Luna Rossa per 7-1 sugli inglesi di Ineos. Molto più di una sfida sportiva per l’ingegneria bergamasca, pure abituata a sviluppare soluzioni che fanno la differenza quando si tratta di scivolare sull’acqua garantendo la stabilità. E Max Sirena, skipper e team director di Luna Rossa, tanto sensibile da lanciare immediatamente un messaggio al nostro Paese per dedicare il successo all’Italia e agli italiani, è l’apice di una organizzazione d’impresa formata da 120 persone che lavorano insieme da quattro anni per lanciare la sfida nelle acque neozelandesi. Dove, è bene ricordarlo, si sono fuse le migliori capacità, quelle a monte dei costruttori dello scafo e dei bracci mobili in carbonio (gli stessi per tutte le imbarcazioni partecipanti alla Prada Cup e all’America’s Cup), e quelle dell’equipaggio. L’Ac75 è lungo 22,86 metri, ha un baglio massimo di 5 metri e ne pesca altrettanti. L’albero è alto 26,5 metri e pesa 6.500 chili. Caratterizzato da due ali mobili che spuntano dai lati della carena, i foils regolano la stabilità del monoscafo e gli permettono di “alzarsi in volo” per abbattere la resistenza dell’acqua e spingere la velocità al massimo. Il vento lo può spingere fino a 100 km/ora pari a 54 miglia di velocità, un traguardo impensabile fino a poco tempo fa per chi fa vela. Una sfida ingegneristica impegnativa e un motivo di orgoglio per chi ha realizzato il sogno.