L’Intervista. Giulia Piatti, campionessa mondiale di tamburello con la Nazionale femminile

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Giulia Piatti gioca a palla tamburello da quando aveva 6 anni. Si divertiva a battere e ribattere quella pallina contro il muro e a respingerla con il tamburello. Una meraviglia.
Ma come fa una bambina a innamorarsi del gioco del tamburello a 6 anni? “Ho seguito mio fratello. Un giorno, stancatosi di andare agli allenamenti del calcio per poi sedersi sempre in panchina, decise di cambiare sport e si mise a giocare a tamburello”.

Giulia vive a Torre de’ Roveri, paese che vanta una lunga tradizione per il gioco della palla tamburello. E così quella bambina entrò a far parte delle squadre dei ragazzi, chiamata dall’allenatore Fernando Brignoli. E ha sempre giocato nelle squadre dei maschi fino al 2010.

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Il suo ruolo, manco a dirlo, è terzino destro. Per chi non sa di tamburello, il terzino è il ruolo che si dà ai principianti. Come a dire: mettiti là davanti e se ci riesci ogni tanto prendi quella palla e schiacciala per fare punto. Un ruolo sminuito per tutti, ma non per Giulia. Lei ama quel ruolo. Infatti a quel ruolo ci si è affezionata con una passione tale che è diventata, ora che di anni ne ha 23, capitana della Nazionale femminile con la quale l’estate scorsa, in Francia, ha vinto il titolo mondiale.

Tamburello
La Nazionale femminile campione del mondo

Il ruolo del terzino dovrebbe essere valorizzato di più, sin da piccoli – dice Giulia -. Perché è un ruolo molto particolare. Se giochi là davanti devi rimanere sempre concentrato. Da te dipendono le sorti della partita. Per esempio se si è 40 pari, la palla decisiva vale moltissimo. Se fai punto sei un eroe. Se la sbagli ti attiri le ire di tutti”.

Giulia si è da poco laureata in Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio e sta frequentando uno stage in Siad. La sua carriera è iniziata, come detto, al Torre de’ Roveri con i maschi fino al 2010; nel 2011 è passata al San Paolo d’Argon junior femminile (under 18) chiamata da Gianfranco Vismara; nel 2012 ha fatto la Serie B femminile sempre a San Paolo d’Argon; nel 2013 allieve femminile Ceresara + Serie B San Paolo d’Argon; nel 2014 allieve femminile Ceresara + Serie A San Paolo d’Argon; nel 2015 allieve Roncola di Treviolo + Serie A San Paolo d’Argon; 2016 juniores femminile Roncola di Treviolo + Serie A San Paolo d’Argon; 2017 junior femminile Roncola di Treviolo + Serie A San Paolo d’Argon + Nazionale juniores femminile, dal 2018 a quest’anno ha disputato la Serie A femminile con il San Paolo d’Argon. La prossima stagione la giocherà a Mantova nelle file del Ceresara, sempre in Serie A.

Mi ha chiamata il Ceresara e ho risposto di sì”. Perché?Perché sono stufa di fare soltanto finali e non vincere niente. Sono arrivata nove volte seconda. Ho voglia di vincere qualcosa. E Ceresara mi ha convinto con il progetto che mi ha proposto”.

Tamburello
Giulia con la Coppa del Mondo.

Però hai vinto il titolo mondiale con la Nazionale indossando la fascia da capitano. Non è poco.
Sì, quello è stato bellissimo. Quando l’allenatrice Alessandra De Vincenzi, dopo la prima scrematura, ci ha convocato, mi ha detto che sarei stata la capitana della squadra. Ne sono stata molto orgogliosa”.

Ma cos’è che attira una ragazza al gioco della palla tamburello?
Beh non è il solito sport. Intanto come tutti i giochi di squadra ti insegna a relazionarti con gli altri, ed è fatto di sacrifici, di domeniche trascorse in trasferte che solo la passione ti fa sopportare, ma che se lo ami non fatichi a vivere”.

Quanto ti impegna tra partite e allenamenti?
Facciamo un allenamento a settimana con la squadra, poi aggiungo un allenamento con la squadra di Serie C, e vado due volte a settimana in palestra per la preparazione fisica. E poi c’è la partita”.

Si vive di tamburello?
A livello femminile no. Abbiamo soltanto un rimborso spese”.

Perché il tamburello è poco frequentato?
Perché sul tamburello c’è un pregiudizio. È uno sport che ha poca visibilità mediatica. Alla tv e sui giornali non se ne parla. Non si vedono le partite. E quando qualche bambino comincia a giocare a tamburello, quando diventa adolescente gli amici lo convincono che è uno sport poco serio e finisce per abbandonare. Ma non è così. Il tamburello è uno sport bellissimo. Occorrerebbe dare al tamburello maggiore visibilità, attraverso manifestazioni come quelle che si facevano tempo fa come la Notte bianca di Bergamo, dove erano presenti tutti gli sport. Creare eventi ad hoc. Entrare nelle scuole”.

Tamburello
L’Italia sul tetto del mondo

Tanti spingono perché il tamburello cambi, diventi più dinamico per dare al tamburello un futuro. Puntare sull’Indoor. Cosa ne pensi?
Mi rendo conto che non tutti i paesi si possono permettere di avere uno sferisterio; il campo è molto grande. Mentre l’Indoor si può giocare in palestre e tutti i paesi hanno almeno la palestra della scuola. In Piemonte ho giocato a tamburello a muro (si fa solo lì) e mi sono divertita un sacco. Invito i giovani e i ragazzi a provare. Non bisogna spaventarsi per esempio della lunghezza delle partite. Se le partite sono lunghe significa che sono belle e avvincenti. E lo dico io che sono terzino”.

Auguri Giulia, speriamo di rivederci al Galà del tamburello 2023 con qualche titolo in più da festeggiare.