Quando Antonio Conte, reduce da tre campionati vinti in modo trionfale, annunciò le sue dimissioni da allenatore della Juventus, apparve chiaro che la strada verso Coverciano era segnata. La debacle azzurra e la contestuale abdicazione di Prandelli e dei vertici federali non potevano che portare all’unica scelta possibile, prorogata nel tempo per due motivi. Il primo, legato alla nomina del nuovo presidente della Figc. Se ci fosse stata unanimità sul nome, e senza lo strascico della gaffe clamorosa di Tavecchio, la riorganizzazione dello staff tecnico della Nazionale sarebbe iniziata ben prima. Il secondo motivo dell’annuncio in extremis, alla vigilia di ferragosto, è dovuto alla necessità di far quadrare i conti. E non è un gioco di parole. La busta paga, ben più ricca delle precedenti per un ct azzurro, doveva essere sostenuta da uno sponsor. In proposito, qualche testata giornalistica sportiva ha gridato allo scandalo, dimenticando forse che i personaggi di copertina sono ricercatissimi da marchi e brand in voga e, inoltre, che allenatori italiani allenano e hanno allenato nazionali di altri Paesi garantiti da sontuosi contratti. Conte ha preteso non solo un accordo economico adeguato ma soprattutto una diversa organizzazione a livello tecnico. L’ex allenatore bianconero vede la Nazionale non come una selezione dei migliori giocatori da mettere in campo come un mosaico e sperare che nel giro di 72 ore maturi tra loro l’intesa. La Nazionale è una squadra e come tale va gestita. Prandelli ci ha provato con poca fortuna e scarso sostegno. Antonio Conte ha carattere e determinazione per pretendere carta bianca. Che significa poter studiare da vicino i calciatori nei loro allenamenti di club, comprenderne le qualità e la doti di equilibro, sacrificio, coraggio, altruismo. I successi delle squadre di Conte sono stati costruiti sulla tempra, sulla forza di volontà. Basti ricordare che alla fine del 2008 salvò il Bari in B e l’anno dopo ottenne la promozione diretta in A. Che dopo la parentesi poco fortunata con l’Atalanta, dove però una parte dello spogliatoio remò contro, riportò il Siena nel massimo campionato, prima di approdare alla panchina della Juventus. Qui ha trovato terreno fertile per adottare scelte e metodi che hanno permesso di regalare agli appassionati di calcio, non solo ai tifosi bianconeri, spettacolo di gioco e risultati di prestigio. Tre scudetti consecutivi, l’ultimo con il record assoluto di punti, non sono frutto di casualità. Non è andata altrettanto bene in chiave europea, ma proprio per questo motivo Conte avrà voglia e opportunità di riscatto sulla panchina azzurra. Il nuovo ciclo del calcio italiano dipende soprattutto da ciò che lui riuscirà a fare nel breve periodo. Troppe volte, nelle occasioni che contano, la Nazionale è mancata sotto il profilo della condizione atletica. Un crollo di tenuta fisica e psicologica, a cui nemmeno i senatori in campo sono riusciti a porre rimedio. Conte avrà riflettuto su questo e altri aspetti. Lo ha fatto non solo con chi condivide la vita calcistica. Sua moglie Elisabetta, tanto discreta e inappuntabile, gli sta a fianco come una vera first lady e insieme tengono per mano la loro figlioletta. La famiglia è fondamentale nella vita di Antonio Conte. Ora che è chiamato all’impegno più importante e prestigioso nella carriera di un allenatore italiano, avrà la possibilità di legare il suo nome a nuove imprese sportive con il sostegno dell’Italia. Un Paese da 60 milioni di commissari tecnici.