L’occasione perduta

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olimpicoE’ triste, stupido e immorale quanto è apparso nella curva sud dello stadio olimpico capitolino nel pomeriggio del sabato santo. Ancora una volta una partita di calcio, quella che una volta era il coloratissimo derby del sud tra Roma e Napoli, si è trasformata in una vetrina blasfema incorniciata nell’odio e disprezzo a prescindere. La rivalità può essere espressa con sani principi sportivi. Nel nostro Paese, purtroppo, al di là delle migliori intenzioni, continua a mietere insulti e minacce. Pure senza citarla, il bersaglio della curva sud è stata la mamma di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli morto dopo agonia seguita all’attentato di cui è stato vittima sulla strada che porta allo stadio Olimpico nell’immediata vigilia della finale di Coppa Italia 2014. Allora non giocava la Roma, ma bastò essere napoletano per finire bersaglio di violenza inaudita a colpi di pistola. Il ritorno nella capitale del calcio giocato avrebbe potuto rappresentare l’occasione giusta per ammettere gli sbagli e ripartire. Invece, alla vigilia di Pasqua, ecco un’altra occasione mancata. Un silenzio lungo 24 ore prima che la Roma dirami, attraverso il suo presidente Pallotta, una dichiarazione che prende le distanze dai responsabili degli striscioni offensivi indirizzato ad Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito.

«Come ripetutamente sostenuto, da ultimo in questa settimana che ha preceduto l’incontro con il Napoli, la Roma ritiene che ogni episodio che porti alla perdita di una vita in concomitanza di una partita di calcio, come accaduto ad esempio a Ciro Esposito, ad Antonio De Falchi, a Gabriele Sandri, a Vincenzo Spagnolo, a Filippo Raciti, Vincenzo Paparelli o ad altri, rappresenti una sconfitta dell’intera società civile, al di là delle appartenenze a squadre, società, gruppi di tifosi. E’ evidente che l’enorme dolore che ne consegue meriti il massimo ed incondizionato rispetto da parte di tutti e richieda l’impegno di tutte le parti, tifosi, società e forze dell’ordine, affinchè non si rinnovi, neanche in forma verbale, sugli spalti di uno stadio».

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A dire il vero, la Roma avrebbe potuto dire la sua attraverso il profilo ufficiale Twitter, ma,tra i tanti tweet dedicati al match vinto sul Napoli, nemmeno un commento cita gli striscioni esposti dalla sua tifoseria. La dichiarazione di Pallotta non ferma l’inchiesta aperta dalla procura della Federcalcio. Tre gli striscioni incriminati: «Che cosa triste… Lucri sul funerale con libri e interviste»; «Che chi piange un figlio con dolore e moralità e chi ne fa un business senza dignità. Signora De Falchi onore a te»; «Dopo il libro, il film». Sono chiaramente rivolti alla mamma di Ciro Esposito, Antonella Leardi (anche se non è nominata direttamente), che ha scritto un libro, «Ciro vive», sulla storia del figlio ferito a morte a colpi di pistola il 3 maggio 2014 prima della finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina. A sparare era stato Daniele De Santis, ultrà della Roma. «Il libro è un messaggio d’amore che dovrebbero leggere tutti i tifosi – dice Antonella Leardi – e io continuerò ad andare avanti». C’è anche un riferimento alla signora De Falchi, madre di Antonio De Falchi, tifoso della Roma ucciso a calci e pugni da un gruppo di ultrà rossoneri a Milano il 4 giugno del 1989, prima di Milan-Roma. Ora c’è da chiedersi, al di là del pensiero distorto espresso da una frangia di ultrà, come sia possibile che continui lo stillicidio di odio e diffamazione negli stadi dove dovrebbe vigere il massimo livello di sicurezza. L’Olimpico ma non solo.