Evadere le tasse è un atto incivile e scorretto. Lo si può fare per un errore formale e in questo caso entra in gioco il ravvedimento. Ma quando si mette in pratica il gioco delle tre carte, allora tutto cambia. La Guardia di Finanza ha visitato quasi tutte le società di serie A (fanno eccezione Cagliari e Bologna) e altre di B e LegaPro. Non si è trattato di perquisizioni, ma di acquisizione di documenti specifici relativi al trasferimento di una cinquantina di calciatori e ai contratti che ne sono derivati a cura di una dozzina di procuratori che sono finiti nel mirino degli inquirenti e perciò indagati. Non lo sono le società, che hanno ribadito la piena collaborazione con la Guardia di Finanza, né i calciatori. I loro agenti, invece, avrebbero messo in atto procedure illecite allo scopo di sottrarre somme alla tassazione. Reati che, se accertati, rientrano nelle pratiche fiscali e finanziare e non in quelle sportive, ma non per questo meno gravi e coinvolgenti per il mondo del calcio. Equilibrismi contabili e contrattuali e sotterfugi non lasciano sorpresi. Gli inquirenti parlando di squilibri finanziari e forse di punto in bianco si dovrà risistemare tutta la materia delle mediazioni, transazioni e plusvalenze. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione a delinquere, evasione fiscale internazionale, fatture false e riciclaggio. Aggiungere considerazioni mentre l’indagine è in corso esporrebbe al rischio di scivoloni. C’è da augurarsi che il fenomeno denunciato, se effettivamente comprovato, sia circoscritto a pratiche che agenti e procuratori hanno gestito su fronti esterni ai bilanci delle società e degli stessi calciatori. Un chiarimento è dovuto. Per capire se si può continuare a giocare pulito.