Jury Chechi ricorda i trionfi olimpici: “L’oro è stata una liberazione, ma il bronzo di Atene mi ha fatto capire il valore di uomo”

Il campione toscano ha raccontato il trionfo di Atlanta 1996 e il bronzo di Atene 2004 ripercorrendo una carriera piena di successi.

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Un desiderio può fare male, soprattutto se è così ricercato e atteso che, a lungo andare, non arriva. Quando si riesce a realizzarlo non si è tanto felici, quanto piuttosto liberi di essersi tolti un macigno dal cuore che, come un paio di manette, ti inchioda al supplizio delle aspettative.

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Più è grande l’obiettivo, più è grande il peso e lo sa bene Jury Chechi che nel 1996 ad Atlanta riuscì a conquistare la medaglia d’oro negli anelli. Il fuoriclasse della ginnastica artistica italiana è stato ospite al Palazzetto dello Sport di Bonate Sotto in occasione di “Time Out Sport Festival”, la kermesse organizzata da HServizi e Unica Sport.

Un evento nel quale il campione toscano ha ripercorso il percorso che lo ha portato in cima al globo ispirando una generazione di giovani sportivi.

Cosa si prova quando si sta in aria sugli anelli?
“Sicuramente fatica, ma anche cose che magari il tuo corpo non pensava di poter fare. Con l’allenamento e la giusta preparazione si possono però fare cose ti soddisfano molto. È una passione che ho quindi coltivato per molto tempo”.

Com’è stato vincere le Olimpiadi dopo averle sognate sin da bambino?
“Sono emozioni talmente forti che esprimerle a parole è complicato, perché sarebbe quasi riduttivo. È stato probabilmente una liberazione perché mi ha quasi liberato da un peso, un desiderio molto forte che avevo”.

Ad Atene è arrivato un bronzo otto anni dopo l’oro di Atlanta. E’ stato più bello nel primo caso oppure nel secondo?
“Sono due emozioni molto diverse, anche se rimangono due podi comunque molto belli. Sembrerà strano, ma da un punto di vista umano il bronzo di Atene vale forse di più rispetto all’oro di Atlanta perché è arrivato dopo una prova molto ardua, quasi cruenta con il mio corpo e la mia testa. Lì ho capito di esser un uomo più forte di quanto pensassi e nella vita l’uomo è più forte dell’atleta. Per questo motivo si tratta di una medaglia che mi gratifica molto”.

C’è stato un distacco dalla sua generazione a quella attuale. È dovuto al fatto che a scuola non sj fa più ginnastica?
“Può essere anche quello, anche se è un argomento molto complesso. Nelle scuole chiaramente si potrebbe far meglio l’attività motoria e sportiva e, anzi, sarebbe necessario. Spero che questa cosa prima o poi cambi”.

Secondo lei c’è qualcuno come Jury Chechi nella ginnastica italiana? In molti hanno paragonato Yumin Abbadini a lei dopo il bronzo agli Europei nell’all around.
“Lui è un ragazzo straordinario, ha delle ottime doti, ma fare dei confronti o dei paragoni penso sia sempre ingiusto e a tratti sbagliato sia nei miei confronti che anche negli altri. Ognuno ha la sua storia, chiaramente fa piacere esser stato un esempio e aver stimolato altri ragazzi a fare meglio, però fare paragoni è molto difficile”.