Il dramma di Bovolenta

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Un cuore che si ferma e poi miracolosamente riparte. Un cuore si ferma, improvvisamente. Due storie drammatiche nel mezzo di un evento sportivo. Il calciatore Muamba che torna alla vita, il pallavolista Bovolenta che si spegne lasciando nello sgomento l’intero movimento. Il mondo dello sport internazionale ha fatto il tifo e gioito per il centrocampista del Bolton, sopravvissuto a una serie di infarti. Non altrettanto sarà possibile per l’ex azzurro del volley, che aveva scelto di continuare la sua avventura agonistica a Forlì, scendendo di categoria, per restare vicino alla famiglia. Un malore improvviso e il cuore di Bovolenta ha smesso di battere. L’argento alle Olimpiadi di Atlanta, quattro World League, gli ori europei e l’ultima avventura a cinque cerchi a Pechino con la Nazionale. Due scudetti, due coppe campioni, un Mondiale per Club. Un palmares da primo della classe che mai avrebbe fatto sospettare una fine così tragica. Aveva scritto una lettera aperta al mondo del volley per spiegare la scelta di giocare in B2, provare a risollevare le sorti di una squadra in difficoltà e nel contempo vivere pienamente accanto alla moglie, l’ex pallavolista Federica Lisi, e ai quattro figli in tenera età, dai 7 anni del primogenito all’anno di vita dei due gemelli che hanno arricchito una famiglia felice. Il fortissimo centrale aveva disputato 553 partite in serie A1 in 21 anni. Avrebbe compiuto 38 anni il 30 maggio. Chi era presente al dramma consumatosi in campo racconta di Bovolenta, che si apprestava alla battuta, toccarsi il fianco sinistro e chiedere aiuto. Soccorso dai sanitari del 118 e trasportato in ospedale, si è spento senza riprendere conoscenza. Qualcuno ricorda l’aritmia di cui l’atleta aveva sofferto nella stagione 1997-98 e che lo aveva costretto a uno stop di circa quattro mesi. Da allora tutti i test erano stati confortanti e aveva consentito di rilasciare l’idoneità allo svolgimento dell’attività agonistica. Nessun presagio che potesse far pensare a quanto sarebbe accaduto. E’ un giorno triste per lo sport in generale. Ma la fine tragica di un atleta del calibro di Bovolenta deve indurre a moltiplicare gli sforzi affinché, a tutti i livelli e in tutte le discipline, anche nei ranghi amatoriali, i praticanti si sottopongano regolarmente alle visite mediche per controllare lo stato di salute. Nessun allarmismo, solo un’attenta condotta prevista dalle norme sulle attività agonistiche.

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