Appello dei genitori di Yara: ridateci nostra figlia

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Un accorato appello, nel solco della dignità che contraddistingue la famiglia Gambirasio. Lo hanno lanciato Flavio e Mara, i genitori di Yara, la 13enne ginnasta bergamasca scomparsa la sera del 26 novembre scorso all’uscita dal Palazzetto dello Sport di Brembate Sopra. Un appello preceduto da parole di ringraziamento per quanti, a vario titolo, stanno producendo ogni sforzo nelle attività di ricerca di Yara e alla stampa che tiene desta l’attenzione sul caso.

«Ridateci nostra figlia – ha esordito il papà Flavio – Lasciate che torni nel suo paese, nella sua casa, nelle braccia dei suoi cari. Noi crediamo e siamo convinti come le Forze dell’ordine che Yara sia viva» – ha aggiunto, prima di leggere il testo scritto a mano.

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«Noi siamo una famiglia semplice, siamo un nucleo di persone che ha basato la propria unità sull’amore, sul rispetto, sulla sincerità e sulla solarità nel nostro quieto vivere. Da un mese ci stiamo ponendo innumerevoli domande sul chi – il che cosa – il come – il quando e il perchè ci sta accadendo tutto ciò.
Noi non cerchiamo risposte, noi non chiediamo di sapere, noi non ci assilliamo per capire, noi non vogliamo puntare il dito verso qualcuno, noi desideriamo solo immensamente che nostra figlia faccia ritorno nel suo mondo, nel suo paese, nella sua casa, nelle braccia dei suoi cari.
Noi imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara, chiediamo loro di rispolverare nella loro coscienza un sentimento d’amore, e dopo averla guardata negli occhi, le aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua libertà.
Noi vi preghiamo, ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianità, aiutateci a ricostruire la nostra normalità.
La gente ci conosce bene, non abbiamo mai fatto o voluto il male di nessuno, sia siamo sempre mostrati come una famiglia aperta, trasparente e disponibile verso gli altri e non meritiamo di proseguire la nostra vita senza il sorriso di Yara».

Queste le parole della famiglia Gambirasio. Prevale la tesi del sequestro di persona, ma non se ne capisce il movente.