Buon compleanno, Emiliano. Sessantaquattro candeline. Probabilmente il genetliaco più bello, dopo essere uscito da un guado inatteso, in cui il mister di Rivolta d’Adda si è dovuto giocoforza tuffare raggiungendo rapidamente la sponda. Se gli si dice 64, tuttavia, lui risponde 50, intendendo i punti che il suo Albinoleffe è chiamato a guadagnare sul campo per centrare la salvezza. D’ora in avanti conteranno le motivazioni, il modo di affrontare l’impegno agonistico, la concentrazione e la fiducia. Tutti elementi che il “Mondo” si impegna ad inculcare ai suoi calciatori. Scenderà in campo chi dimostrerà, di volta in volta, di volersela giocare, di avere energie fisiche e mentali da mettere a disposizione della squadra. Bell’esempio di vita e di attaccamento allo sport, quello di Mondonico. Uno che, appesa dimesso, ha voluto rituffarsi subito nell’atmosfera del calcio. Nel giorno in cui spegne le 64 candeline, Mondonico si permette anche una piccola digressione per una delle squadre più amate, la Fiorentina. Una di quelle “con” cui gioca e mai “contro” cui gioca. Nella lista figurano certamente Atalanta e Torino. Il viola gli sta ancora a cuore (e i tifosi glielo hanno dimostrato incoraggiandolo nei giorni difficili) e lui dispensa consigli a Riccardo Montolivo, ex atalantino insignito del Premio Turani dal Panathlon Club Bergamo, suggerendogli di restare a Firenze con la fascia di capitano piuttosto che inseguire carriere altrove. Mondonico non lo dice, ma il riferimento alle bandiere Giancarlo De Sisti e Giancarlo Antognoni è implicito. E’ fatto così, Mondonico, uno che vede il calcio con stile e trasparenza, che continua a credere fermamente nei valori umani e nel cuore. Aver alzato la sedia al cielo nella finale di Coppa Uefa disputata dal suo Torino contro l’Ajax quasi vent’anni fa è un gesto simbolico che nulla ha a che vedere con gli atteggiamenti fuori dalle righe di tanti altri personaggi del mondo del calcio. Quel gesto, rimasto nella storia, è un’invocazione.