Zlatan Ibrahimovic non compare nelle classifiche dei più simpatici tra i protagonisti del pallone, ma le imprecazioni e le offese pronunciate sulla linea del fallo laterale nello stadio di Firenze, quantunque fossero rivolte a se stesso, sono segno di un momento di nervosismo e scarsa tranquillità. Non è stato tenero il giudice sportivo, che ha comminato tre giornate di squalifica all’attaccante svedese. Le comunicazioni tra guardalinee e arbitro saranno state chiare ed eloquenti e di conseguenza anche il referto su cui si è basato il giudizio. Le immagini televisive non avevano lasciano dubbi su toni ed espressioni. Ibrahimovic, che aveva incantato ad inizio campionato, sostiene di offendere se stesso. Già diffidato, ha visto appesantita la pena. Regolamento alla mano, non fa una piega. Il Milan non ci sta e fa ricorso. Scontato. Ma perché un calciatore del suo calibro si lascia andare rischiando di compromettere la corsa allo scudetto della società che su di lui ha investito? Si chiederà quale immagine trasmette con il suo atteggiamento offensivo e di scherno? In altre parole, cosa lo spinge a rovinare tutto? Nel commentare le partite si sente parlare di fallo di frustrazione: ma la rabbia vocale da dove deriva e perché viene fuori con tale ingenuità?