Leone Streparola punta a crescere nel tiro a segno: “Vorrei raggiungere le Olimpiadi, ma bisogna fare un passo alla volta”

14

Il tiro a segno ha bisogno di grande attenzione e soprattutto di una precisione millimetrica.

La stessa che caratterizza Leone Streparola, vincitore della medaglia d’oro nella carabina libera a terra juniores ai Campionati Italiani di tiro a segno.

forbes

Il portacolori del Tiro A Segno Nazionale di Treviglio ha conquistato due argenti nella carabina a dieci metri, un bronzo nella carabina tre posizioni e un altro argento nella prova a squadre nella carabina libera a terra dimostrando di essere una delle nuove leve di questo sport come raccontato in un’intervista a Eppen.

Come si è avvicinato a questo sport?

È uno sport veramente incredibile perché ti forma sia da un punto di vista fisico che mentale, oltre a essere una disciplina completa a trecentosessanta gradi. Mi sono avvicinato a questo sport grazie a mio padre che praticava tiro a volo prima di iniziare a frequentare il poligono di tiro di Treviglio. Lì ha iniziato a tirare con la pistola, sia calibro 22 che quella ad aria compressa e ancora oggi gareggia nella categoria Master. A fronte di questa esperienza, a dieci anni ha iniziato a invitarmi a provare il tiro a segno e così, grazie anche a un’amica con cui mi alleno ancora oggi qui a Treviglio, ho cominciato e me ne sono innamorato. Fortunatamente sin dai primi giorni ho avuto un’allenatrice speciale e per questo devo fare un grande ringraziamento a Kristina Delia

Come funziona il vostro sport?

La carabina da dieci metri è una carabina ad area compressa e ci vede gareggiare prima in una qualificazione e poi in finale. Nella prima fase si tirano sessanta colpi mantenendo la posizione in piedi. I primi otto poi vengono selezionati per la finale che decreta il podio. La carabina da tre posizioni invece cambia poco, se non fosse che si tirano venti colpi in tutte e tre le posizioni che sono in ginocchio, a terra e in piedi. Infine l’ultima specialità è la carabina libera a terra che ci vede tirare da terra senza alcun finale. 

Quale specialità preferisce fra le tre?

Tengo molto alla carabina libera a terra perché mi piace e ho molta padronanza quando tiro. La carabina tre posizioni è molto più particolare perché ha molte più variabili e per questo può essere più difficile ottenere certi risultati

Come riuscite a tenere sempre alta l’attenzione durante tutti quei colpi?

Se il bersaglio è a dieci metri, il bersaglio stesso è largo in tutto tre centimetri, soltanto mezzo millimetro per il centro. Se l’obiettivo è posto a cinquanta metri invece, il massimo del punteggio è rappresentato da un cerchietto largo come una moneta di un centesimo. Per mantenere sempre alta la concentrazione serve quindi molto tempo e allenamento, soprattutto quando si arriva ai colpi finali.

Quanto vi allenate?

Io sono sette anni che mi alleno, andando a tirare fra le quattro e cinque volte a settimana, più tutta una parte di preparazione atletica. Per raggiungere questi traguardi bisogna quindi avere proprio una grande passione, tenendo in considerazione che devo far coincidere anche gli impegni scolastici. Frequento la quarta superiore al liceo scientifico di Crema, indirizzo di Scienze Applicate, e lo scorso anno è stato impegnativo conciliare studio e sport ma alla fine ce l’ho fatta. Avere piani ben precisi è stato determinante.

Si aspettava di portare a casa cinque medaglie ai Campionati Italiani?

È stato un anno molto intenso, mi sono allenato moltissimo a Treviglio con la mia allenatrice, ma non mi sarei mai aspettato di poter raggiungere traguardi così elevati. Sono riuscito a mantenere una certa costanza e tanto sangue freddo, portando a casa cinque medaglie, di cui una a squadre con i compagni con cui mi alleno tutti i giorni.

C’è un atleta a cui si ispira?

Allora, fin da piccolo, fin da quando ho iniziato a tirare, ho visto come come idolo massimo Niccolò Campriani, che purtroppo non ho conosciuto perché purtroppo dopo le Olimpiadi si è ritirato. Niccolò ha lavorato con l’azienda Pardini che ha prodotto le mie carabine e ha aiutato a progettare molti degli attrezzi con cui ci alleniamo, per cui Niccolò per me è un grande campione. In questo periodo siamo cresciuti moltissimo e ora abbiamo Danilo Dennis Sollazzo che ho conosciuto in numerose occasioni visto che ho scambiato qualche parola con lui. E’ un ragazzo molto umile, super disposto a dare sempre una mano agli atleti più piccoli come me e, a livello agonistico, è un mostro perché ha appena vinto una tappa di Coppa del Mondo con il nuovo record globale. Anche lui è un esempio.

Quali sono i prossimi obiettivi che le piacerebbe centrare?

Nel breve periodo ci sarà il Trofeo delle Regioni, dove ciascun comitato regionale convocherà i migliori atleti del momento e formerà una squadra chiamata ad affrontare le altre aree d’Italia. A dicembre poi ci sarà la finale del Campionato d’Inverno, che vedrà selezionati i migliori sei specialisti a livello nazionale nelle varie specialità. La selezione avverrà durante due gare che andranno in scena fra ottobre e novembre. Spero di affrontare almeno la gara mixed con una mia amica per Treviglio, ma non è ancora sicuro. Naturalmente, come per tutti gli atleti, il sogno più grande è arrivare molto in alto in gare internazionali, a livello europeo, in Coppa del Mondo o addirittura alle Olimpiadi, ma di acqua sotto i ponti ne deve passare ancora tanta. Le cose si fanno con calma e bisogna quindi concentrarsi sui piccoli obiettivi.

C’è un sogno nel cassetto che le piacerebbe trasformare in realtà?

Quel sogno sarebbero le Olimpiadi. L’Olimpiade è il massimo del massimo a cui potrei aspirare. Oltre, però prima di questo, ovviamente ci sarebbe il sogno di poter arrivare molto in alto a gare internazionali, magari gare a livello europeo o di Coppa del Mondo. Questi sono obiettivi molto grandi, in cui non mi sento di dire ci arriverò, lo spero, ma prima si fanno le cose con calma e, come ho detto prima, ci si concentra sui piccoli obiettivi.