Luca Messi si racconta: sulle Torri Gemelle il 10 settembre; il mondiale di Chicago e gli otto anni di veto

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Non basta un bicchiere d’acqua per ricacciare indietro l’emozione; le lacrime sgorgano direttamente dal cuore e arrivano agli occhi in un battibaleno. Luca Messi è alla Biblioteca dello Sport Nerio Marabini di Seriate a raccontare la sua vita da pugile.

La serata si compone di un intervistatore atipico, l’avvocato penalista Benedetto Bonomo e l’immancabile braccio destro Omar Gentile, che ha accompagnato Messi dallo scantinato di casa sua al mondiale di Chicago, passando per i mille incontri disputati in giro per l’Italia e l’Europa. A mangiar polvere nelle palestre e sui ring di mezzo mondo.

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Stasera non si sente urlare “Fuori i secondi”, semmai i secondi (vedi Omar Gentile, Riccardo Crivelli ed Ernesto Narducci) sono chiamati a rimpolpare i ricordi con aneddoti piacevolissimi.

Biblioteca dello Sport Seriate
Messi e Bonomo (Foto E.P.)

La serata di Messi a Seriate è stata voluta proprio l’11 settembre, perché quell’11 settembre del 2001, funestato dalla grande tragedia dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York, ha segnato non solo una linea di demarcazione per l’umanità intera, ma ha segnato anche la vita dello sportivo Luca Messi. Il racconto del “film” della vita sportivo-pugilistica di Luca Messi parte proprio da lì. Perché?

Perché lì il giovane pugile bergamasco con il suo uomo-ombra Omar Gentile, dopo una litigata dai toni accesi, il 10 settembre alle ore 117,23 (“conservo ancora il biglietto”, rivela Omar che avrebbe voluto salirci il giorno dopo, quindi proprio l’11 settembre), sono saliti sulle torri e lì hanno anche “cazzeggiato” chiedendosi stupidamente: “Ma secondo te, se dovessero cadere le torri come cadrebbero? Per lungo o collasserebbero su se stesse?”. Quella discussione così sgangherata trovò risposta il giorno dopo e i due, attoniti, hanno assistito all’immane tragedia.

Ero lì – racconta Messiperché volevo realizzare il sogno americano”. Ad ascoltare Messi sono venuti in tanti, dall’olimpionico Oney Tapia, all’arbitro internazionale di boxe Guido Cavalleri e tutta la schiera dei commissari Coni da Michele Cadei, a Stefano Rigamonti guidati dal delegato provinciale Lara Magoni (lo stesso Messi è commissario Coni per la Boxe).

Biblioteca dello Sport Seriate

Un sogno che ha un inizio e una fine interrotto per otto anni da una malattia congenita che in Italia gli decreta l’impossibilità di esercitare lo sport a livello professionistico. Una doccia gelata capitatagli proprio nel pieno della sua carriera.

Come ogni inizio che si rispetti gli ingredienti sono quelli dell’occasionalità e della sensazione sollecitata da un film. L’adolescente irrequieto di Ponte San Pietro si lascia ispirare dal film Rocky di Sylvester Stallone. Un operaio (proprio come il giovane Luca) scala le gerarchie pugilistiche e affronta un mondiale di boxe. Una cosa impossibile. Davvero impossibile? Luca Messi ne fa una promessa personale a se stesso e si dà una carica agonistica tale che, accompagnata da un rigore della preparazione atletica, finisce sul ring della palestra della Bergamo Boxe, che alla fine degli anni Novanta occupava qualche locale allo Stadio di Bergamo.

Messi comincia a tirare i primi pugni. Suo compagno di lavoro alla fonderia e già frequentatore della Bergamo Boxe, l’inseparabile Omar Gentile. Il sabato pomeriggio in un ring ricavato dentro il box di casa i due si prendono a pugni, finché un sabato Omar, dopo aver preso un paio di cazzotti con l’occhio aperto interrompe l’incontro, va in casa e scrive su un biglietto: “Io Luca Messi mi impegno a fronte di questo dente (era un loro souvenir) a far portare dal ring allo spogliatoio la cintura di campione d’Italia, d’Europa e del Mondo a Omar Gentile”.

Biblioteca dello Sport Seriate

Fu quello che Luca Messi definisce il sogno realizzato. “Un sogno realizzato – sottolinea Gentilenon solo per lui, ma per tutto il suo staff. Allenatore e organizzatore. Chi non sogna di portare un proprio pugile a combattere in America?”.

Il racconto prende quota quando Messi riesce a entrare nell’entourage di Don King. Qui ci scappa una promessa: “Se vinci i campionati italiani dei pesi Welter ti porto al mondiale a Chicago”.

Questo accade nel 2005 con una rapidità che travolge lo stesso Messi. Arrivare a Chicago per la conferenza stampa, essere accompagnato all’Hotel Hilton con la Limousine sono cose che lasciano Messi un po’ scombussolato e quasi incredulo. Il 13 agosto 2005 si combatte. Fa due riprese strepitose e poi cede alla settima”.

Biblioteca dello Sport Seriate

Quando è all’apice perde un incontro che lo fa passare per le visite mediche e qui gli viene riscontrata una malformazione congenita. La commissione decreta l’inidoneità di Messi al combattimento pugilistico professionistico. Passano otto anni in cui, grazie alla sua caparbietà, e con la complicità di un luminare francese gli viene data la possibilità di poter combattere nel mondo, eccetto che in Italia. Quanto rammarico vive ancora dentro di lui per questa ingiustizia subita.

Anche quest’ultimo tassello viene superato, ma ormai la carta d’identità segna l’ora della fine: L’ultimo combattimento è segnato sui guantoni che si è portato da casa: 25 aprile 2015. E Messi conclude la serata ricordando che “la boxe mi ha insegnato che se cadi a terra ti puoi sempre rialzare”.