Pechino 2015: delusioni azzurre

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Tamberi1-744x445La speranza di vedere salire sul podio almeno un italiano ai Mondiali di Pechino si è arenata presto sulle secche della finale dell’alto. Gianmarco Tamberi, ultimo azzurro in campo nella rassegna iridata e accreditato di un personale di 2,37, ha chiuso all’ottavo posto, superando la misura di 2,25 (prima, semaforo verde alla prima prova anche a 2,20). Alla quota successiva, quattro centimetri più in alto, il marchigiano ha dovuto arrendersi, con un ultimo tentativo mancato per un soffio (lieve contatto dei polpacci con l’asticella). Il titolo mondiale è andato all’uomo più in forma del momento, il canadese Derek Douin, con un salto vincente a 2,34 nello spareggio per l’oro con il cinese Zhang e l’ucraino Bondarenko, entrambi d’argento.

Pechino 2015 è stata la peggiore edizione dei Campionati del Mondo per la squadra italiana. Dal 1983 ad oggi, in quindici edizioni, gli azzurri non avevano mai fatto così male. Zero medaglie (seconda volta, dopo Berlino 2009), quattro soli finalisti (record negativo, tre dei quali dalla strada, uno dallo stadio), per un totale di 10,5 punti (ancora record avverso). In precedenza, il limite basso, sia in termini di finalisti, sia di punti, era stato toccato due anni fa a Mosca, con 6 piazzamenti nei primi otto e 18,5 punti. A riprova di una tendenza che si sperava invertita, e che invece, nei fatti, è stata accentuata. Dati severi, che vanno poi collegati ai risultati dagli italiani schierati nelle prove individuali: un solo primato personale (il 22.92 di Gloria Hooper nelle semifinali dei 200), una raffica di eliminazioni al primo turno, ovviamente considerate nelle gare che prevedevano round successivi: addirittura 12 su 15.

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Per la prima volta in quindici edizioni del Mondiale, è un paese africano a guidare il medagliere: è il Kenya, primo della graduatoria con 7 ori, 6 argenti, 3 bronzi; Stati Uniti terzi (dietro la Giamaica), e per la seconda volta conscutiva (non era mai accaduto) vincitori globali in termini di medaglie. Ma la densità della squadra statunitense viene fuori nella classifica a punti, dove gli americani comandano con oltre 40 lunghezze di vantaggio sui keniani (214 contro 173) e oltre 80 sulla Giamaica (132); Germania (quarta, 113), Gran Bretagna (quinta, 94), Polonia (ottava, 68), Russia (decima, dopo il primo posto casalingo del 2013, ma qui con squadra fortemente ridotta, capace di 60 punti) il top tra le europee. L’Italia è solo 29esima, con 10,5 punti, e nessuna medaglia (come a Berlino 2009).

La star dei Mondiali di Pechino è indubbiamente Usain Bolt. Con al collo già gli ori di 100 e 200 metri, l’uomo più veloce del pianeta ha trascinato al successo la 4×100 giamaicana, nella gara che vede il quartetto americano, squalificato all’ultimo cambio, cedere l’argento alla Cina e permettere al Canada di salire al terzo posto. Copione rispettato anche nella velocità femminile, dove Shelly-Ann Fraser-Pryce ha aggiunto un altro metallo pregiato ad un palmarès senza precedenti nella storia della velocità femminile (2 ori olimpici e 7 mondiali). E’ proprio lei, infatti, l’interprete della quarta frazione della 4×100 giamaicana (dopo Campbell-Brown, Morrison e Thompson), ovvero la donna che chiude l’anello in 41.07. Record dei Campionati e trionfo sugli States di Gardner, Felix, Prandini e Todd (41.68). E poo c’è l’impresa di Ashton Eaton, capace di migliorare a 9045 punti il primato del decathlon che già portava il suo nome da oltre tre anni: 9039 punti il 23 giugno 2012 ai Trials di Eugene.