Totti e l’ammainabandiera

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Totti1Le bandiere vanno onorate. Se queste bandiere sono uomini disposti a dare tutto per la maglia che indossano e onorarla fino in fondo, vanno tanto più rispettate. E il rispetto si estende a chi in loro si è identificato, ha gioito per i successi e condiviso l’amarezza della sconfitta. La Roma, soleva dire Giulio Andreotti, è una fede. La capitale ha avuto sempre bisogno di un condottiero in campo. Francesco Totti, capitano indiscusso dei giallorossi con i quali è sceso in campo per 22 stagioni, lo è stato fino a quando, con chiarezza e senza indugi, ha rotto il silenzio e detto la sua. Sempre preso in considerazione da Garcia, per nulla condizionato dalle 39 primavere del Pupone, Totti ha affrontato con impegno e sacrificio la ripresa dopo l’ultimo infortunio muscolare, rimettendosi a disposizione della squadra. L’avvento di Luciano Spalletti ha trasformato l’ambiente e messo in discussione proprio Totti. Forse il tecnico, memore di aver inanellato una serie di successi proprio dieci anni fa quando il numero 10 fu vittima di un grave infortunio (ma capace di riprendersi e vincere il mondiale), pensa di potere riproporre il modulo di allora, alternando l’attaccante di razza, Dzeko, con il falso centravanti, l’ex genoano Perotti, reputando quest’ultimo forse più fresco atleticamente. Che la posizione di Totti fosse in bilico si è capito da tempo. Stona l’atteggiamento di Spalletti, che da giovane filosofo del pallone ha sempre dispensato lucide letture del pre e post partita. Il tecnico ha lasciato la pentola sul fuoco e atteso l’ebollizione. Totti ha parlato di sé, del suo futuro a breve termine, della speranza di ottenere riconoscenza. Lo ha fatto nel corso di una intervista dura ma in modo corretto, com’è suo stile, rilasciata al TG1. Si dirà che un capitano e un uomo immagine come Totti non dovrebbe esporsi, ma evidentemente la sua posizione è stata mal gestita da tutti gli interessati. Spalletti lo ha allontanato dal ritiro di domenica mattina, come un prevosto farebbe dopo la messa all’oratorio con qualche ragazzo che ha disubbidito. Il tecnico fornirà spiegazioni, sottolineando che la sua decisione è stata assunta nell’interesse del gruppo, attendendo che la società faccia chiarezza sul contratto che lega il capitano alla Roma. Spalletti ha fatto ciò che il ruolo gli impone, ma è chiaro che gli sia stato assegnato il gioco sporco delle parti. Totti a casa per motivi disciplinari non solo fa notizia, ma è il peggiore degli esiti auspicabili, ben lontano dal lieto fine che servirebbe sia al calciatore che alla società, magari per continuare senza più Totti in campo, ma con il capitano nel cuore e nei ranghi dirigenziali.

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