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Ultimi e fedeli

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Fabrizio Carcano

Ultimi in classifica, primi nella fedeltà alla
propria città. Il Bergamo Basket 2014 sul parquet
non stava regalando grandi gioie ai tifosi
bergamaschi, con una media deprimente di 5
vittorie e 19 sconfitte. Ma da quando lo sport si è
fermato, i giocatori e lo staff del BB14 hanno
scelto di restare a Bergamo. La stessa scelta fatta
dall’Atalanta ma, trattandosi di una formazione
non professionistica, con tesserati pagati con
stipendi da lavoratori normali. Quasi tutti
studenti oltre che atleti. Una scelta di cuore. E di
sentimento, verso Bergamo, nel momento più
difficile della sua storia moderna.
“Siamo rimasti qui, senza il rompete le righe,
inizialmente anche per renderci disponibili per
un’eventuale ripartenza, per questo abbiamo
scelto di rimanere qui, sapendo che poi ci
sarebbero state problemi a tornare. Parliamo di
inizio marzo, quando la situazione non era ancora
percepita nella sua intera gravità”, riassume
Marco Calvani, il 57enne coach romano.
Il primo a scegliere di non tornarsene a Roma ma
di restare qui. “Era giusto così. Era giusto restare
a Bergamo. Come ritengo sia stato giusto fermare
la stagione a inizio marzo senza andare oltre”,
sottolinea il tecnico del BB14.
Che ricorda l’ultimo allenamento svolto dai suoi.
“La mattina di lunedì 9 marzo, perché in teoria la
sera avremmo dovuto giocare a porte chiuse il
derby a Treviglio. Poi siamo stati informati nel
primo pomeriggio che era tutto annullato. E a quel
punto abbiamo deciso di rimanere qui”.
Da allora staff e giocatori (solo l’ala californiana
Carroll è tornata a casa per esigenze familiari)
sono rimasti in città, chiusi nelle loro abitazioni,
come ogni altro bergamasco.
“Quando abbiamo ricevuto l’ufficialità della
sospensione degli allenamenti abbiamo proseguito
con un lavoro individualizzato in smart working
con una tabella personalizzata stilata dal
preparatore atletico e lo staff si è concentrato su
un’attività di scuoting. Ci siamo mantenuti vivi, la
nostra attività è andata avanti anche senza il
lavoro in palestra”, chiosa Calvani.
In costante contatto con i suoi ragazzi: “Sto
sentendo i giocatori al telefono, adesso faremo
anche una conference call tutti insieme, molti
stanno utilizzando il tempo per studiare e dare
esami in via telematica. Jackson è rimasto qui con
la sua famiglia.”
Tutti a Bergamo, con il cuore e la quotidianità,
anche se il basket adesso è lontanissimo.

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