La scritta ATALANTA campeggia sulla nuova tribuna Rinascimento al Gewiss Stadium, ma passerà ancora tempo prima di vedere i seggiolini che la formano, colorati di bianco, incastonati tra quelli di nero e azzurro, interamente occupati durante le partite. I protocolli allo studio per permettere il ritorno del pubblico sugli spalti degli impianti sportivi, stadi e palazzetti in primis, riflettono la dovuta prudenza in un periodo di ancora incerta evoluzione dell’andamento dei contagi da coronavirus. Anche se la speranza, in una prospettiva auspicabilmente più confortante, è di potersi orientare su criteri di proporzione in base alle capacità degli impianti sportivi. Il limite di mille spettatori, che costituisce il primo incoraggiante segnale per spezzare il silenzio e l’assenza, permarrà almeno fini a metà ottobre, ma potrebbe arrivare a riguardare i singoli settori, per consentire una presenza uniforme anche se visivamente diradata. Nell’incertezza, non resta che procedere per gradi, un passo alla volta. E’ il prezzo da pagare per iniziare a riammettere le persone alle gare, con differenze tra strutture all’aperto e quelle al coperto, che saranno inevitabilmente penalizzate. Per una partita di basket o volley potrebbero starcene qualche centinaio. Se i dati sui contagi dovessero calare, ipotizzando l’ammissione di un numero di persone fino a un quarto della capienza, il Gewiss Stadium di Bergamo potrebbe contenerne cinquemila o poco più. Rigorosamente distanziati, con mascherina chirurgica e senza bandiere o striscioni. E, soprattutto, senza abbracciarsi. Ammessi attraverso ingressi scaglionati e previa misurazione della temperatura. In ogni caso, una partecipazione parziale e selettiva. Comprensibile il sentimento della “curva nord”, anima vera di ogni partita, il cui apporto genera e caratterizza l’atmosfera che è la vera cornice dello spettacolo sportivo. Tornare a stare tutti insieme equivale ad augurarsi il completo superamento dell’emergenza pandemica e il ritorno a quella che nei mesi scorsi è stata definita “nuova normalità”. Tra le tante prese di posizione, forse la più giudiziosa è quella di un tifoso atalantino, autore di un post lapidario: “piotòst che negòt, l’è mei piotost”, ovvero “piuttosto di niente, è meglio piuttosto”. Le presenze sugli spalti saranno frutto di un processo selettivo ancora necessario in questa fase. Per i più che ancora non potranno esserci, il ripiego sul divano davanti alla tv domestica o negli spazi di aggregazione organizzati.