Zona Mista Mapei Stadium

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Federica Sorrentino

Come ci si sente dopo avere accarezzato il sogno di sollevare la Coppa Italia e averlo visto sfumare nella seconda parte della finale? Gian Piero Gasperini ha espresso le sue considerazioni a caldo, quando l’adrenalina e un po’ di giustificato sconforto fanno parlare getto, salvo poi aggiustare sapientemente alcune espressioni. Meglio parlare di dispiacere che di delusione, sentimento che non alleggia neppure nella tifoseria. Una partita giocata con la dovuta intensità, combattuta, addirittura divertente nel primo tempo per il mister atalantino. Un risultato che, a suo avviso, è stato deciso dagli episodi, con riferimento al gol del vantaggio juventino, viziato dal precedente fallo di Cuadrado su Gosens che ha dato il via all’azione finalizzata da Kulusevski, e al rigore-non rigore quando Rabiot ha contrastato Pessina davanti alla porta di Buffon al momento della battuta a rete. Ma Gasperini ha ammesso che la sua squadra è calata fisicamente nel secondo tempo, consentendo ai bianconeri di venire fuori e segnare il gol decisivo. “E’ andata male, tuttavia non abbiamo corso grandi rischi pure al cospetto della Juventus che ha qualità, forza e potenzialità da vendere. Abbiamo creato 7-8 azioni offensive di una certa pericolosità, non credo che la Juve ne abbia costruito un numero equivalente, La verità è che nella ripresa non siamo riusciti a trovare gli spazi per attaccare la porta avversaria. Le finali sono così, partite secche in cui basta un niente per fare la differenza. Noi non vogliamo né dobbiamo snaturarci, ma continua a giocare come sappiamo, indipendentemente dall’avversario. Sono dispiaciuto per i ragazzi, perché avrebbero meritato sicuramente di vincere questo trofeo, ma ne usciamo senza dubbio a testa alta”. Poi molto pacatamente si è soffermato sull’episodio del calcio di rigore reclamato e non concesso. “Rientra tra gli episodi di rigori dati o non dati. Ben diverso quanto accaduto due anni fa a Roma con la Lazio. Non solo c’era un rigore evidente, ma avrebbe comportato anche l’espulsione del calciatore laziale per somma di ammonizioni”. In occasione della finale, diversamente da tante situazioni viste in campionato, i cambi non hanno fornito l’apporto sperato, né contribuito a cambiare il corso della partita. Detto ciò, nulla da rimproverare. Scorrendo l’albo d’oro della Coppa Italia, per ritrovare una provinciale vincente bisogna risalire al 2002 (Parma) o addirittura al Vicenza (1997). “Per capire quanto sia difficile” – chiosa Gasperini.

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