Eugenio Sorrentino
Tutto il mondo ha scoperto il piccolo Zizou, un ragazzino di nome Manuel e di cognome Locatelli, lecchese di Pescate che ha calcato i campi del Centro Bortolotti di Zingonia, la cantera del mago Favini. Se lo ricorda bene il bergamasco Mauro Bianchessi, oggi alla guida del settore giovanile laziale ma con alle spalle tre lustri con pulcini e giovanissimi della Dea. Il classe 1998, che ha sbancato la fortezza svizzera con una doppietta storica e giocate da finissimo centrocampista, ha fatto per cinque anni la spola tra la residenza lecchese e Zingonia, dov’è rimasto tra il 2004 e il 2009. A 12 anni Manuel Locatelli ha seguito al Milan il suo mentore Bianchessi, il quale ha dichiarato di avere profetizzato un grande avvenire per lui e Gigio Donnarumma quand’erano all’incirca sedicenni. Sul portierone nessun dubbio, Manuel ha dovuto fare i conti con un’agguerrita concorrenza di centrocampisti dai piedi buoni ed è esploso nel Sassuolo che, come l’Atalanta, genera crescita qualitativa a iosa. La lunga apertura di sinistro per Berardi, del quale ha seguito l’azione in profondità andando a raccogliere il pallone da mettere nel sacco, è solo nell’estro e nella visione dei grandi giocatori. Il coraggio della rasoiata che gli ha permesso il bus è sintomo di fiducia. Nel gruppo azzurro formato dal Ct Mancini può solo crescere, maturare, facendosi trovare pronto a ogni occasione.
“Manuel Locatelli nel Sassuolo fa girare la squadra, sta crescendo e imparando a lanciarsi negli spazi – ha commentato l’ex azzurro Salvatore Bagni – Verratti ama di più giocare tanti palloni che va a prendere davanti alla difesa. Hanno anche le caratteristiche per giocare insieme. Ora che Verratti è tornato a piena disposizione, per Mancini non sarà una scelta facile“.
Cristian Brocchi ha lanciato al Milan il centrocampista lecchese nella stagione 2015/16, in occasione della sfida col Carpi. In precedenza, lo aveva allenato anche nel settore giovanile rossonero. “Sicuramente bello ed emozionante quanto Locatelli ha fatto vedere con la maglia della Nazionale – ha detto Brocchi – gli allenatori servono anche a questo. Devono far vincere le squadre ma anche quello di migliorare i calciatori. Quando sento qualcuno parlare di me in quel modo è un orgoglio, qualcosa di bello e grande. Lo feci esordire a San Siro contro il Carpi, volevo che mettesse piede in campo la prima volta proprio al Meazza, perché si ricordasse bene quella sua prima volta”.