Super Gosens e Miragol

664

Federica Sorrentino

Poche volte un calciatore dell’Atalanta in missione con la propria Nazionale aveva ricevuto tante e convinte ovazioni, con aggettivazioni iperboliche per sottolineare la sublime prestazione con cui Robin Gosens ha inciso, in modo devastante, nella vittoria della Germania sul Portogallo campione d’Europa uscente. Non poteva sfuggire quanto abbiamo letto nella biografia dell’esterno sinistro tedesco e il racconto del rifiuto di Cristiano Ronaldo a cedergli la maglia a fine partita nella prima occasione in cui i due si sono incontrati da avversari. Quella volta ha confessato di essersi sentito piccolo, piccolo. Comprensibile. Così come immensa la soddisfazione di stringere il trofeo di “star of the match”, il migliore in campo. Corsa continua, su e giù come un pendolino con una carica di energia inesauribile, la straordinaria precisione nei cross che è frutto di lucidità e la capacità di inserimento che, con l’Atalanta in campionato, gli ha permesso di raggiungere la doppia cifra di gol, mentre in Nazionale può vantare due centri dopo nove presenze. La standing ovation, tributata a Gosens dal pubblico presenti sulle tribune dello stadio di Monaco al momento della sostituzione a soli due terzi di gara, è l’immagine della prova superlativa che ha permesso alla Germania di piegare i lusitani. Devastante e inarrestabile sulla fascia di competenza, Gosens ha traslato la formazione ricevuta da Gasperini trasformandola in arma letale e contribuendo alla ritrovata personalità dei teutonici. Ha confezionato assist, indotto all’errore difensivo gli avversari provocandone due autogol, si è visto annullare per fuorigioco di un compagno di squadra una rete spettacolare, frutto di un gioco di acrobazia e coordinazione, infine si è concesso il lusso di firmare il poker schiacciando di testa il pallone arrivatogli con il contagiri dall’omologo destro Kimmich. Un giocatore, Robin Gosens, in evidente stato di grazie, che il ds atalantino Giovanni Sartori, ha consegnato qualche tempo fa a Gian Piero Gasperini, il quale ne ha fatto un campione. Come lui si speri diventi Aleksey Miranchuk, che ha tenuto in corsa la Russia segnando il gol della vittoria sulla Finlandia, molto simile a quello messo a segno in Champions con il Midtjylland. Non è arrivato a Bergamo per raccogliere l’eredità di Josip Ilicic, ma sarà chiamato a farlo. Anche lui ha meritato il titolo di star of the match. Tecnica, imprevedibilità e intelligenza le sue doti per farlo diventare un’altra arma micidiale nello scacchiere atalantino.

forbes