Santini, da 60 anni accompagna i campioni del ciclismo sulle vette del mondo

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Santini non è solo un cognome, rimanda a un’azienda di famiglia bergamasca, oggi divenuta una eccellenza, che apre a un mondo specifico: quello del ciclismo. E la sua è una storia lunga sessant’anni, anniversario celebrato proprio in questi giorni.

Pietro Santini, Maria Rosa Fumagalli, Monica e Paola Santini sono i nomi portanti di questa azienda che da un piccolo locale è salito fino alle vette più alte del mondo delle due ruote. E lo ha fatto producendo abbigliamento tecnico sportivo.

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Ora il quartier generale è sito in via Zanica a Bergamo, in quello che un tempo era lo spazio della Perofil. Entrare nello showroom per acquistare i prodotti significa entrare dentro un museo e respirare la storia che si intreccia con gli orditi delle maglie Santini.

Famiglia Santini
Monica, Pietro e Paola Santini

La storia del maglificio Santini viene sintetizzata in sei punti:

1. Si parte dalla prima maglia realizzata da Santini nel 1977 per una squadra internazionale Peugeot, la prima fuori dai confini dell’Italia. Era a scacchi bianchi neri. Le maglie allora erano di lana e tutto andava cucito e ricamato a mano. Oggi quella maglia viene riproposta in modo celebrativo per ricordare l’inizio di una scalata mondiale.

2. Santini assecondando un’idea di Bernard Tapie, patron de La Vie Claire, rivoluzionò il suo modo di realizzare le maglie. Ne uscì la maglia più bella di sempre, ispirata a Mondrian, pittore olandese, fondatore del neoplasticismo. Con i suoi colori rosso, blu e giallo portò l’arte moderna nel gruppo dei ciclisti. Da allora le maglie non vennero più realizzate in lana.

Maglificio Santini
Oscar Freire (Foto E.P.)

3. Un altro punto della storia del maglificio Santini è l’acquisizione della fornitura ufficiale per UCI della maglia di campione del mondo per tutte le categorie del ciclismo. Alla serata celebrativa è stato invitato Oscar Freire, tre volte campione del mondo élite su strada, la prima a Verona nel 1999, quindi a Lisbona nel 2001 e di nuovo a Verona nel 2004. Alla serata celebrativa Freire ha potuto ricordare che “mi sarebbe piaciuto conquistare la quarta, ma quando sono a casa e le guardo tutte e tre messe in fila, mi emoziono e mi ricordo che di 200 che partono ne vince solo 1 e io sono stato quell’1 in ben tre occasioni iridate. E quando vedo i campioni di oggi vincere quella maglia, mi sale un po’ di nostalgia per la vita da ciclista”.

 

Maglificio Santini
Maria Rosa Fumagalli (Foto E.P.)

4. Il quarto punto è dedicato alla signora Maria Rosa Fumagalli, moglie nonché musa ispiratrice di Pietro Santini. Lei ha cucito il futuro delle maglie che hanno fatto la storia dell’azienda. Sua la cucitura del primo pantaloncino in lycra, una fibra in poliuretano mai utilizzato prima dall’ora. “Ho realizzato tutto quello che Pietro aveva immaginato – racconta la signora Maria Rosa -. Nuovi modelli, nuovi colori. A volte ho imposto la mia volontà secondo l’esperienza maturata. Quello che lasciamo in eredità alle nostre figlie Monica e Paola (che ora dirigono l’azienda) sono la volontà, la voglia e la passione per il lavoro che facciamo oltre al rispetto nei confronti dei lavoratori e dei clienti, cercando di asseconda ogni loro richiesta”.

Maglificio Santini
Da sinistra: Felice Gimondi, Marco Pantani e Pietro Santini

5. Alla Santini non poteva che rimanere in archivio una promessa. Realizzata ovviamente. C’è una foto, trasformata in cartolina, divenuta iconica. In quella foto sono rappresentati tre personaggi: Pietro Santini, Felice Gimondi e Marco Pantani. Il Pirata-scalatore, il campione bergamasco tenace e l’impersario visionario. Gimondi porta Pantani da Santini perché vuole che sia proprio Santini a realizzare l’abbigliamento per Pantani, esigentissimo con l’abbigliamento oltre che con la bicicletta (una Bianchi ovviamente). La foto risale al 1998. In quell’occasione Pantani fece una promessa a Pietro Santini: “Se vinco il Tour de France ti regalo la mia bici da corsa”. Oggi quella bici fa bella mostra nell’atrio della sede di via Zanica. Quella promessa è stata realizzata. In quell’anno Pantani vinse sia Giro d’Italia che Tour de France.

Maglificio Santini
Il ricordo in archivio delle maglie rosa (Foto E.P.)

6. L’ultimo punto racconta di quanto l’azienda Santini sia rivolta al futuro e abbia capacità infinite di rinascita. Dopo 25 anni, infatti, il maglificio perde la commessa della fornitura della Maglia rosa del Giro d’Italia. Una botta tremenda soprattutto dal punto di vista psicologico. È Paola Santini a raccontare ai presenti quanto accaduto. “Ci siamo chiesti: e ora cosa facciamo? Grazie alla consulenza di Confindustria ci siamo rivolti a Lego Serious Play, che ci invitò a fare un gioco. Selezionammo alcuni dipendenti di ogni settore dell’azienda. I soggetti coinvolti dovevano costruire con i mattoncini Lego qualcosa che raccontasse le proprie emozioni. Alla fine il consulente Lego ci fece notare che l’80 per cento dei mattoncini utilizzati era di colore giallo e ci chiese: “Cosa significa il giallo nel ciclismo”? Ci guardammo negli occhi – racconta Paola – e capimmo che si trattava del Tour del France. Dopo poco diventammo fornitori ufficiali della maglia gialla del Tour de France”.

Maglificio Santini
L’orgoglio di produrre le maglie dei campioni del mondo (Foto E.P.)

Oggi Monica e Paola, l’una amministratore delegato e l’altra responsabile del Marketing guardano al futuro con fiducia, consapevoli di guidare un’azienda che sa affrontare ogni difficoltà e veleggiare tra le novità tecnologiche che la concorrenza impone.

“I valori che incarniamo sono gli stessi lasciatici dai nostri genitori. Siamo snelli e flessibili”. E tutto questo è dipinto sul volto di Pietro Santini che un po’ emozionato e di poche parole ieri ha salutato gli invitati con una sola parola: Grazie!