Giungere al traguardo di un gran premio alle spalle della Red Bull allo stato attuale va considerato un titolo di merito, in considerazione della scuderia che vede Sebastian Vettel vestire i panni del cannibale un po’ come fece Michael Schumacher negli anni dello strapotere Ferrari e dei cinque titoli consecutivi. La vittoria del 23enne tedesco della Red Bull, campione del mondo in carica, nel GP d’Europa a Valencia conferma il dominio del binomio pilota-macchina ma accende una speranza per il prosieguo del mondiale di F1 perché Fernando Alonso si piazza al secondo posto e, prim’ancora di tagliare il traguardo, al 21° dei 57 giri del circuito, esegue un sorpasso ad opera d’arte sulla seconda guida Webber, confermando che i progressi ci sono. Dopo la partenza sprint dei due ferraristi Alonso e Massa, che si allineano alle spalle di Vettel e Webber, la gara si carica di interesse perché le Rosse fanno registrare tempi in linea con quelli dei due battistrada. Poi Webber viene superato, restando dietro anche dopo il terzo pit-stop per il cambio gomme. Massa, in lotta con Hamilton per il quarto posto, resta invece dietro perché attardato da un problema ai box in occasione dell’ultima sosta (pistola pneumatica bloccata nel fissaggio della gomma posteriore sinistra) e deve accontentarsi del quinto posto. Dall’ottavo posto (quello guadagnato da Alguersuari su Toro Rosso) in giù tutti doppiati, ma le 24 vetture al via arrivano compatte al traguardo. Nessun ritiro, un record. IntantoVettel guida la classifica piloti con 186 punti, ben 77 di vantaggio su Button della McLaren (sesto dopo l’exploit in Canada) e il compagno di squadra Webber. Hamilton ne ha 97, Ferrari dieci in meno che significa un ritardo di 99 punti. Incolmabile.
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