Federico Perelli, allenatore della Calcinatese, ha patteggiato due mesi di sospensione per una vicenda che porta con sé molte criticità del calcio dilettantistico. Dal ruolo dell’allenatore nella consulenza alle società, quando devono individuare i calciatori da tesserare, al malvezzo di porre un prezzo ai giovani calciatori, che finché la nuova legge dello sport entra in vigore in tutte le sue potenzialità, rimangono vincolati alle società di appartenenza.
Federico Perelli chiarisce la sua ed entra nel merito alle questioni citate, a partire dal fatto che lo ha portato all’interdizione per due mesi di attività, la stessa che ha coinvolto il presidente della Calcinatese Rocco Cutrì (due mesi) e la presidentessa del Pianico (che di mesi se ne è presa 10) Claudia Cattaneo.
Tutto nasce quando la Ghisalbese si fonde con il Pianico. Nell’operazione il presidente della Ghisalbese, Bruno Volpi, diventa vicepresidente del Pianico. Di conseguenza il Pianico diventa titolare di tutti i tesserati. Fra questi vi sono quattro giocatori juniores che pur giocando nella Ghisalbese abitano a Calcinate.
Il Volpi avvalendosi di Giuseppe Nicoli propone alla Calcinatese l’acquisto dei quattro giocatori per un totale di duemila euro. Da questo fatto nascono tutti i problemi del caso. Il Nicoli non risulta tesserato e quindi non idoneo a svolgere operazioni di questo genere. Ed è per questo fatto che la presidentessa del Pianico viene interdetta per dieci mesi e la società multata per 250 euro.
La Calcinatese non ci sta. Acquistare i giocatori va contro la norma che impedisce trattative economiche per i giocatori dilettanti. Su questo fatto Federico Perelli, gioca un ruolo da protagonista.
Perché un presidente degli allenatori dilettanti viola una norma che sa bene di violare e patteggia una sospensione di due mesi?
“La risposta è molto semplice – sostiene Perelli -. La norma dell’art. 40 del Regolamento del Settore Tecnico è molto chiara e dice che gli allenatori non devono interferire sui trasferimenti. E io l’ho violata perché volevo testimoniare quanto stava accadendo. Ma la norma ha delle criticità perché non chiarisce bene il confine in quanto gli allenatori possono fornire la consulenza alle società soprattutto laddove non vi siano direttori sportivi in organico”.
Ma non si dice in quale luogo. Sta di fatto che lei era presenta a una trattativa dove non doveva essere.
“Ma mi sono trovato lì a dare supporto al mio presidente Rocco Cutrì, perché non volevamo cedere al ricatto: O pagate o non vi diamo i giocatori. Si sono liberati solo difronte alla nostra volontà di fare un esposto. La cosa si è risolta anche grazie all’impegno della presidente del Pianico”.
Esposto che poi avete fatto.
“Sì, ho fatto la trascrizione dei colloqui avvenuti in quella circostanza e li ho presentati all’esposto. E a disposizione delle autorità ho detto che avevo anche le registrazioni qualora ne avessero avuto bisogno. Cosa potevamo fare. Rimanere in silenzio significa diventare complici”.
E c’è stato anche il controesposto da parte del Volpi nei suoi confronti.
“Esatto. E come è andato a finire? Che il Tribunale Federale Territoriale del Crl scrive nella sentenza: ‘Non colgono nel segno le argomentazioni difensive, né risulta minimamente scalfita la gravità della vicenda dalla circostanza che il passaggio di denaro non si sia verificato, essendo ciò solo dovuto alla resistenza della ASD Calcinatese e all’intervento della sig.ra Cattaneo. Di converso, il riferimento fatto dallo stesso Volpi a una presunta “prassi consolidata” insita in tali richieste, lungi dall’attenuare la responsabilità dello stesso, getta una luce sinistra sull’intera vicenda e sul frequente verificarsi di casi di questo genere, che non vengono opportunamente denunciati alle Autorità. In conclusione, merita pieno accoglimento la richiesta della Procura Federale e si ritiene congrua rispetto alla gravità dei fatti contestati la sanzione dell’inibizione pari a mesi 9 (nove)’. Di fatto l’esposto del Volpi è stato un’autoaccusa che gli è costata cara”.
La prassi consolidata di cui si fa riferimento è una pratica comune nel calcio dilettanti, cosa che solitamente non viene denunciata.
“E qui sta il problema. Cosa a cui noi non abbiamo voluto sottostare”.
E alla fine, proprio per questo, lei ha concordato due mesi di sospensione, così come il suo presidente Rocco Cutrì e un’ammenda di 250 euro di ammenda per la società Calcinatese. Ma cosa riserverà il futuro?