Nel calcio ci sono bandiere che resistono. Poche, per la verità. L’eterno amore che Daniele De Rossi, capitan futuro, ha giurato alla Roma, fa il paio con quello di Francesco Totti, una vita da capitano. E non è una sorpresa per chi conosce l’ambiente di Trigoria e i contorni della fede giallorossa. De Rossi e Totti avrebbero potuto aspirare a giocare in club internazionali in grado di ricoprirli di danaro e probabilmente far vincere loro titoli prestigiosi. Resistere alle sirene è difficile per tutti, come insegna l’Odissea. Nati con e per la Roma, hanno deciso di restare nella squadra del cuore, onorando l’impegno assunto con se stessi, la società e i tifosi. Esempi rari, di questi tempi, ma che rivestono significato anche per chi si accinge a compiere scelte professionali, nel settore calcistico e non. Continuare a inseguire i propri obiettivi, i sogni, nella città che si ama e dove si conduce la propria vita familiare è la scelta che la maggior parte delle persone fa anche senza essere sotto i riflettori. La doppia bandiera in campo per la Roma non è una novità perché insieme De Rossi e Totti hanno vinto Coppa Italia e Supercoppa dopo aver conquistato il Mondiale con la Nazionale. Francesco uno scudetto se lo è già appuntato sulla maglia, Daniele spera di farlo prossimamente. La sensazione è che i due possano dare vita a una stagione alla grande sotto la guida di Zeman, un rigeneratore di entusiasmi e motivazioni.
Finita la stagione di gente come Sandro Mazzola e Gianni Rivera, bandiere degli anni ’60 e ’70 di Inter e Milan, chiusa la ventennale parentesi di Alex Del Piero alla Juve, di calciatori fedelissimi nel campionato 2012-2013 ne restano solo tre, due dei quali non hanno mai cambiato maglia. Ci riferiamo a Paolo Cannavaro, difensore centrale partenopeo e fratello di Fabio campione del mondo 2006, e Giampaolo Bellini, bergamasco doc con addosso da sempre la casacca dell’Atalanta. Mettiamoci poi di diritto Xavier Zanetti, argentino, dall’alto delle sue ottocento presenze con la maglia nerazzurra. Tutto il resto è una vita in affitto, pronti a cambiare quasi sempre casa, città e abitudini. Non c’è niente di male, perché, come ha scritto Enzo Biagi “là dove lavoro, lì è la mia casa”. Però la fedeltà è una scelta meritevole, che ci si chiami Totti e De Rossi, Bellini o Paolo Cannavaro.