Missoni, lo sport a colori

607

MissoniUna grande e discreta persona che sull’onda del successo ha conservato le sue virtù e fatto tesoro delle esperienze che la vita gli ha riservato. Ottavio Missoni, sportivo autentico e signore della moda dai colori vivi e forti, si è congedato all’età di 92 anni, abbattuto più dal dolore per la tragica scomparsa del figlio Vittorio che dai suoi anni. Ottavio Missoni merita di essere raccontato alle nuove generazioni che, forse, ne conoscono solo la fama di stilista. Lo sport scorreva nelle sue vene, tant’è che si è seduto l’ultima volta da spettatore davanti al televisore per assistere a un incontro di tennis. La passione per l’atletica lo aveva portato a disputare la finale dei 400 ostacoli ai Giochi Olimpici di Londra 1948, dove finì sesto, dopo che la guerra ne aveva frenato il talento ritardandone l’esplosione. Campione mondiale a Vienna nel 1939 nei 400 piani e a ostacoli, avrebbe collezionato anche otto titoli nazionali in carriera, vestito 23 volte la maglia azzurra e si sarebbe classificato quarto agli Europei 1950. Emblematico il titolo scelto per la sua biografia, “Una vita sul filo di lana”, che racchiude la sua carriera sportiva e quella esaltante da ambasciatore della moda italiana. D’altronde il connubio è apparso chiaro fin dall’immediato dopoguerra, quando egli rientro in Italia dopo quattro anni di prigionia in Egitto. Missoni, originario della Dalmazia, aveva aperto a Trieste un laboratorio di maglieria insieme al discobolo Giorgio Oberweger, iniziando a produrre anche indumenti sportivi. Non a caso, proprio durante le Olimpiadi del 1948, gli atleti italiani indossavano la tuta “Venjulia” da lui stesso disegnata e confezionata. Ottavio Missoni non ha mai abbandonato le piste di atletica, partecipando da ottantenne alle gare Master e collezionando nuove affermazioni, anche nel lancio del peso e del giavellotto.

forbes