Eugenio Sorrentino
La tappa infrasettimanale di campionato con il Benevento non poteva considerarsi un impegno facile. Non foss’altro per gli strascichi polemici seguiti alla sconfitta interna dei sanniti con il Cagliari, che li ha relegati in zona retrocessione dopo un girone di andata promettente. L’Atalanta non ha fatto sconti alla squadra dell’ex Pippo Inzaghi, il quale ha assistito alla prova di super Muriel, impegnato ad avvicinarne, se possibile, il record di gol in serie A con la maglia della Dea. Decisamente minimale l’assetto di gioco del Benevento per poter impensierire la formazione che Gasperini ha forgiato con la dovuta carica di concentrazione. Il risultato finale di 2-0, frutto di un gol per tempo, non ha rispecchiato l’assoluta supremazia esercitata dall’Atalanta, schierata con la difesa a quattro, che ha previsto l’arretramento di Hateboer e Gosens sulla linea dei difensori, per dare spazio ai due attaccanti colombiani sostenuti da Pessina e Malinovskyi.
Gara a senso unico, in cui il portiere Gollini ha fatto da spettatore, con l’Atalanta in costante proiezione offensiva che ha imposto gioco e ritmo chiudendo il primo tempo in vantaggio di un gol, segnato al 22’ da Muriel con un tocco delizioso su assist di Malinovskyi.
Al quarto d’ora della ripresa, Gasperini ha ridisegnato la squadra con ingresso di Ilicic, Pasalic e Djimsiti al posto di Malinovskyi, Pessina e Gosens, e al 22’, un minuto dopo l’avvicendamento tra Muriel e Miranchuk, è maturato il raddoppio di Pasalic, servito da Zapata in beste di rifinitore. Per la cronaca, l’unica conclusione a rete del Benevento è arrivata poco prima del ’90 con Lapadula, sporcata in angolo da Romero. Così da consentire a Gollini di riporre i guanti praticamente intatti. E ancora una volta l’Atalanta ha giocato in quindici, calcolando gli avvicendamenti tra il 13’ e il 21’ ed escludendo l’ingresso a tempo quasi scaduto di Lammers, valso a segnarne la presenza. Sul fronte tattico, la partita con il Benevento ha confermato lo stato di grazia di Malinovskyi, il quale ha trovato posizione e dimensione, in piena sintonia con i reparti per essere in grado di occupare gli spazi e produrre la fase offensiva con la continuità che poche squadre sanno esercitare. L’alternanza dei modili 3-4-1-2 e 4-2-3-1 diventano la spina nel fianco di qualsiasi avversaria. Ed è questa l’arma che l’Atalanta ci accinge a usare negli impegni decisivi di stagione, quando la panchina è destinata a fare la differenza una volta di più.