La bella e la beffa

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L’Atalanta fa la partita e spadroneggia a San Siro con l’Inter, che capitalizza la classica palla sporca raccogliendosi a difesa del minimo risultato. Nasce così la sconfitta che lascia rammarico per come maturata, giacché la capolista mai ha avuto la possibilità di calciare in porta salvo che nella mischia creatasi su azione da calcio d’angolo al 9’ della ripresa. Si temevano Lukaku e Lautaro, anticipati e rimontati dalla retroguardia atalantina, invece il colpo del ko è arrivato di piede da un difensore, Skriniar. Poi in casa Inter tutti a difendere alla vecchia maniera, a giocare raccolti per impedire le imbucate. La supremazia esercitata dall’Atalanta nel primo tempo, con un pressing alto e un fraseggio pulito che hanno impedito per lunghi tratti alla squadra di Conte di uscire dalla propria metà campo, avrebbe meritato ben altro responso. Che sarebbe maurato se, al 39’ del primo tempo, Handanovic non avesse parato l’impossibile su colpo di testa di Zapata e subito dopo la coscia di Brozovic non avesse respinto il pallone deviato, sempre di testa, da Djimsiti. Entrambi gli assist dalla bandierina ad opera di Malinovskyi, schierato all’inizio con Pessina e Zapata. Il dominio atalantino è stato soprattutto di ordine tattico: Maehle ha sopravanzato Perisic bloccandone l’avanzata, così come Pessina ha costretto in ripiegamento Brozovic. Sull’altra fascia Gosens e Hakimi si sono praticamente annullati. Freuler un autentico leone dell’interdizione, De Roon ineffabile nella copertura quanto nell’impostazione. Nella ripresa, con Ilicic in campo per Malinovskyi, seguito dall’avvicendamento tra Zapata e Muriel, l’Atalanta ha cercato e non trovato il varco giusto, mettendo tuttavia l’Inter alle corde e non lasciandole spazio per possibili ripartenze. Di Muriel lo spunto più pericoloso, alla mezz’ora, con salvataggio del solito Handanovic. Non hanno portato frutti attesi gli ultimi cambi, Miranchuk per Pessina e Pasalic e Palomino per Freuler e Djimsiti, serviti a disporre un 4-2-3-1 per meglio attaccare gli spazi. Il ritmo è stato intenso e la partita è stata affrontata con il coraggio richiesto. Ma non si può vincere ai punti, come nella boxe. Che sia stato un episodio a decidere, fa capire come il gioco bello, elegante e quantitativamente elevato debba tradursi in gol per poter essere premiato. Anche se la forza e la qualità dell’Atalanta sono riassunte nella capacità di non snaturarsi. E se quella con l’Inter doveva essere una prova generale in vista del ritorno con il Real Madrid, l’Atalanta ne esce ancora più motivata e consapevole.

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