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Riflessi friulani

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Eugenio Sorrentino

La trasferta infrasettimanale in Friuli per il recupero della gara con l’Udinese, impedita dalla pioggia copiosa agli inizi di dicembre prima del vittorioso confronto con l’Ajax ad Amsterdam, ha regalato un solo punto all’Atalanta. Tre le avrebbero permesso di attestarsi al terzo posto in classifica e il rammarico di non essere riusciti a fare bottino pieno non può essere nascosto. Neppure da Gian Piero Gasperini, il quale, tuttavia, non ne ha fatto un dramma, preferendo ragionare sul dato essenziale di una prestazione che, sebbene non gratificante appieno, gli ha permesso di testare sul campo soluzioni alternative. D’altronde l’allenatore non ha mai nascosto che giocare ogni tre giorni impone di adottare scelte dirette, non potendo provale durante la fase di preparazione ormai compressa tra un impegno e l’altro. A Udine Gasperini ha rivoluzionato il reparto offensivo, presentandone uno inedito nello schieramento iniziale, con Miranchuk e Malinovskyi alle spalle di Muriel. In mediana Pessina con De Roon, sulle fasce Hateboer e Maehle, all’esordio da titolare in A. Forse avremmo assistito a una partita diversa se la squadra nerazzurra non si fosse complicata la vita da sola, prendendo gol appena 25 secondi dopo il calcio d’inizio da Pereyra, partito dalla fascia destra e lasciato libero di arrivare a tu per tu con Gollini. Una partenza a handicap, a cui ha rimediato al 44’ Muriel con una vera e propria azione di sfondamento. I primi 45 minuti hanno visto l’Atalanta giocare nella metà campo dell’Udinese, il cui portiere si è superato sulle conclusioni ravvicinate di Maehle e Toloi. Con Ilicic e Zapata in campo nella ripresa, non si è riusciti più a portare pericoli alla porta dei friulani.

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Il denominatore comune con la gara disputata e pure pareggiata con il Genoa, al di là dell’arroccamento difensivo e della difficoltà che l’Atalanta palesa nell’affrontare le barricate, è stato l’atteggiamento dell’avversario. A un certo punto la perdita di tempo è diventata una regola. Gasperini lo ha stigmatizzato, lamentando che ci si lascia cadere e si resta a terra, salvo poi vedere gli stessi giocatori riprendersi subito. Certo, una penalizzazione per chi vuole giocare e fare risultato. Non una giustificazione esaustiva dei problemi che si manifestano quando viene a mancare quel quid di incisività e lucidità che permettono di fare la differenza. Senza dimenticare che l’Atalanta abita ormai stabilmente nelle posizioni di vertice e la qualità è una caratteristica dominante del suo gioco. Come si addice a una “grande”.