Eugenio Sorrentino
La firma di Matteo Pessina sulla terza vittoria dell’Italia nel girone dell’Europeo è un marchio di fabbrica atalantino. Il tocco di interno destro su palla inattiva calciata da Verratti, che ha depositato il pallone nell’angolo più lontano della porta gallese, è un colpo di biliardo a sigillo di una prestazione maiuscola. Recuperato alla causa della Nazionale per sopraggiunta defezione altrui, Pessina ha risposto con la qualità e la personalità che lo contraddistinguono, da vero top player. Con lui, nell’undici anti-Galles, anche Rafael Toloi, rimasto in campo per tutta la partita.
Quando il ct Roberto Mancini ha diramato l’elenco definitivo dei 26 componenti la rosa azzurra per l’Europeo, più di un opinionista ho storto il naso. Passi per Pessina alter ego naturale di Sensi, si è detto, ma la preferenza accordata a Toloi in luogo del centrale romanista ed ex atalantino Mancini a qualcuno è sembrata un azzardo. Il Mancini commissario tecnico, che incarna un pò il carattere tenace del friulano Bearzot e un pò la testa dura di Lippi quanto a idee da difendere, è rimasto impassibile e serafico com’è nel suo stile lanciando messaggi precisi in modalità subliminale. Nel senso che l’interpretazione delle scelte richiede una profonda conoscenza delle caratteristiche dei singoli giocatori, i quali devono essere in grado di amalgamarsi nelle geometrie per fare ciò che l’Atalanta mette in pratica nelle partite di club: attaccare, occupare la metà campo avversaria ed essere pronta a coprire, possibilmente con immediati recuperi che permettano di tornare in possesso di palla. La presenza di una pedina come Toloi ha una logica e una spiegazione. E’ un elemento estremamente duttile, difensore di fascia destra per antonomasia, capace di adattarsi a sinistra come pure coprire il ruolo di centrale. Soprattutto, capace di sganciarsi e attaccare gli spazi. Da un suo break, venti minuti dopo il suo ingresso in campo e quasi allo scadere del tempo regolamentare nel match con la Svizzera, il pallone è arrivato nei piedi di Ciro Immobile che ha fatto centro da fuori area. Senza quel recupero, e tanti ne abbiamo visti farne da Toloi in maglia atalantina, l’attaccante laziale non avrebbe avuto la possibilità di firmare il terzo gol. Eppure, il merito di Toloi è stato solo accennato. Fa parte del gioco, si dirà, ma intanto il recupero palla è merito suo. Ciò premesso, la disponibilità di Toloi in panchina ha offerto al ct la possibilità di passare dal 4-3-3 al 3-5-2 e, conseguentemente, smorzare ogni velleità elvetica.