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Quando la donna fischia

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Federica Sorrentino

Una donna ha arbitrato una partita di Champions League. Diciamola tutta: l’era ura. La francese Stephanie Frappart ha diretto Juventus-Dinamo Kiev con autorevolezza, lucidità nelle decisioni, bravura nella capacità di interpretare falli e comportamenti. Arbitra o arbitro non fa differenza. Tutto sarà finalmente normale quando, nel quadro delle designazioni arbitrali dei campionati professionistici leggeremo indifferentemente Signore e Signora arbitro. Vorremmo non passasse ancora molto tempo prima di vedere una italiana in divisa gialla (ormai è il colore più indossato dal giudice in campo) lanciare la monetina tra i due capitani al Gewiss Stadium.

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Nella stessa associazione di categoria Aia sta crescendo sempre più il movimento femminile. Un trend riferito non solo al calcio, essendo diverse in varie discipline le competizioni maschili a livello europeo con la presenza di donne arbitro.

Questo evento potrebbe essere il punto di partenza, il via, per un aumento del numero di donne tesserate all’Aia, ad oggi meno di 1.800. Una cifra sicuramente in crescita, in particolar modo negli ultimi anni, ma che ha ancora bisogno di uno sprint, di un’accelerata, in particolare nei campionati maschili. Sono trascrosi trent’anni, era l’anno 1990, quando ci fu la modifica dell’articolo 19 del regolamento Aia ,in cui era prevista la presenza solo di soggetti sesso maschile. È giunto il momento di vivere la presenza femminile tra i fischietti con normalità, senza strade sbarrate e senza incredulità.

Nonostante lo stadio vuoto, a causa dell’emergenza sanitaria, Stephanie Frappart ha avuto tutti gli occhi puntati su di sé, e ha saputo tenere testa nei 90 minuti dell’incontro della più importante manifestazione internazionale per squadre di club.

Anche Vincenzo Spadafora, Ministro dello Sport, si è complimentato, augurandosi inoltre che accada presto in Italia, in particolare a seguito della legge riforma sulla parità di genere e sull’accesso delle donne ai ruoli di vertice.

La signora Stephanie Frappart, così chiamata dallo speaker durante l’annuncio delle formazioni, ha saputo farsi ascoltare e rispettare, ha saputo essere di esempio per le bambine e ragazze che hanno questo sogno nel cassetto, con la grande speranza che inseguano questa passione con ambizione e dedizione. Possiamo quindi dire che quella di mercoledì 2 dicembre a Torino sia stata una serata davvero speciale, che rimarrà nella storia. Uomo o donna non fa differenza, l’importante è …