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Ronaldo Bianchi tra pallone e vitigni

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nella foto rolando bianchi

Federica Sorrentino

Rolando Bianchi, 37 anni, attaccante da 112 gol in oltre 400 presenze, dall’Atalanta al Manchester City e al Torino. Dopo una carriera a suon di gol, il bomber cura i suoi vitigni di famiglia, 70 ettari in località Selva di Zandobbio. È cambiato il contesto, ma lui ama sempre calpestare il terreno.

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E’ una nuova sfida – dice – I miei genitori, grandi lavoratori, mi hanno insegnato il sacrificio e il senso del dovere. Ho fatto una carriera importante, alla fine della quale mi sono dedicato alla proprietà di famiglia, che abbiamo da 70 anni e che viene gestita con grandi sacrifici, dove produciamo vino e, insieme a mio fratello, alleviamo cavalli. C’è anche una piccola chiesa consacrata e speriamo di celebrarvi matrimoni. Vorremmo realizzare una struttura ricettiva”.

Licenza di direttore sportivo e patentino UEFA A con cui potrebbe allenare. Però ha dichiarato di essere interessato soprattutto al calcio giovanile.

L’anno prossimo farò il Master, sono anche match analyst e personal trainer; voglio conquistare tutto con sudore e sacrificio da buon bergamasco. Io sono interessato a seguire le prime squadre. Il settore giovanile è un aspetto importante da conoscere, occorre sensibilità per preparare mentalmente i più piccoli, che devono essere seguiti da un allenatore con esperienza calcistica o che abbia fatto l’Isef ma supportato da un ex calciatore”.

Lei è cresciuto nel vivaio atalantino, considerato scuola di calcio e scuola di vita. A chi va il merito della sua carriera?

La persona che mi ha portato in Atalanta è stato Albino Brogni, venuto a mancare qualche mese fa a causa del coronavirus. L’allenatore Bonaccorso mi ha formato per cinque anni che mi ha formato sotto tutti i punti di vista. Il salto di qualità è arrivato con Eugenio Perico. Poi dalla Primavera di Finardi sono approdato nelle Nazionali giovanili, in prima squadra sotto la guida di Vavassori e ho fatto gol anche in Coppa Italia all’esordio assoluto”.

Smesso di giocare, si sta prendendo cura dell’azienda di famiglia. Sarebbe stato altrettanto facile se avesse dovuto intraprendere un’attività agricola da zero?

No, ma non è facile neanche adesso. La stiamo portando avanti, ma ribadisco con grandi sacrifici e senza quelli incentivi che dovrebbero aiutare le aziende agricole a crescere e consolidarsi. Nella nostra proprietà c’è una villa storica che intendo ristrutturare e valorizzare. Ho il progetto di fare una scuola didattica. Mi sveglio alle 5:30 del mattino e mi alleno per essere pronto al ruolo di allenatore voglio e di esempio ai miei giocatori”.