Toloi l’Italia chiamò

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Simone Fornoni

L’Atalanta ha ufficialmente un azzurro in più. Obiezione al si dice e al si legge: Rafael Toloi cittadino italiano lo era già. Sono anni che è “passaportato” giocando da comunitario. Altra cosa il via libera della Fifa alla nazionalità sportiva dell’oriundo del Mato Grosso, avi tra Treviso e Trento, mistero che solletica giusto la curiosità (Tolloi, due elle, è più diffuso in provincia di Udine) dei patiti di antroponimia e onomastica applicate all’etnografia. Il neoconvocabile per la Nazionale Italiana di calcio, tra l’altro su richiesta esplicita della Figc, ha una storia anche familiare alle spalle che precede l’ok a mo’ di semina per il raccolto. Giunto alla Roma dal San Paolo il 30 gennaio 2014 da extracomunitario, per farne un suo figlio (in prestito) la Lupa capitolina si avvalse della legge numero 379 del 19 dicembre 2000, “disposizioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana alle persone nate e già residenti nei territori appartenuti all’Impero austro-ungarico e ai loro discendenti”. Non è una novità nemmeno la cittadinanza concessa papà Nelson, ex attaccante da fazenza, baffo da paisà e passione per la pesca. La prese a Palazzo Frizzoni, sede municipale della Bergamo che ne ha adottato il figlio difensore: “Papà italiano!”, 19 gennaio 2019 o giù di lì.

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Origini familiari chiare e limpide come acqua di fonte, dunque, più militanza soltanto fino all’Under 20 del Brasile. Non italianità acquisita per matrimonio e sangue della moglie Linda Raff come per il Papu Gomez, cui l’Under 20 argentina era stata d’ostacolo. “Merito suo, perché è un leader silenzioso il cui modo di proporsi influenza positivamente i compagni. Una sua convocazione sarebbe un successo per tutti noi, per la sua storia e la sua militanza in nerazzurro”, il pensiero del suo allenatore e primo estimatore, Gian Piero Gasperini. Tipo schietto e pratico che gli chiede di fare il regista in accompagnamento alla manovra partendo dal presidio del vertice destro dell’area. Roba che nel Club Italia dovrebbe fare il basso a quattro. Di sicuro il commissario tecnico Roberto Mancini con gli oriundi verdeoro ha dimestichezza: Jorginho Frello, altro pronipote del Triveneto, è uno dei “suoi” registi, Emerson Palmieri è uno dei terzini preferiti (a sinistra). Il ragazzo di Gloria d’Oeste, si fa per dire visto che il prossimo 10 ottobre saranno trentuno, da centrale entrerebbe in serratissima concorrenza con Chiellini, Bonucci, Romagnoli, Acerbi e Bastoni. Con Calabria, D’Ambrosio e Di Lorenzo non ci sarebbe proprio gara. A suo favore, ovviamente.