Federica Sorrentino
Il direttore operativo dell’Atalanta, Roberto Spagnolo, trascorre la seconda estate immerso nei cantieri aperti al Gewiss Stadium. La società, per volontà del presidente Antonio Percassi, si è prefissata l’obiettivo di regalare lo spettacolo della Champions tra le mura di Bergamo e per farlo ha avviato un cronoprogramma da “mission impossible”. Spagnolo, il quale niente condivide con Tom Cruise, ci mette la determinazione tipica del bergamasco capace di risolvere problemi piccoli e grandi e trovare la quadra anche nelle situazioni più complicate. E cosa ci può essere di più sfidante di impegnarsi a ultimare i lavori entro il 30 settembre, riducendo i tempi di realizzazione da 120 a 90 giorni. Tre mesi, peraltro, non effettivi, perché vanno sottratti i giorni di stop obbligato in corrispondenza delle partite di campionato disputate dall’Atalanta al Gewiss Stadium.
Aperto il cantiere della tribuna Rinascimento, a cui sono abbinati il restauro della facciata e le opere di urbanizzazione antistanti, e intrapreso l’intervento di adeguamento della curva sud Morosini, che diventerà un manufatto di solo cemento con seggiolini regolamentari, è stato avviato un quinto cantiere, quello del terreno di gioco. Il “teatro”, come come lo definisce Spagnolo, fa parte del complesso di migliorie che sarà oggetto di valutazione da parte degli ispettori Uefa, chiamati a giudicare se il Gewiss Stadium potrà essere adeguato a ospitare le partite di Champions League.
Sul prato si sta intervenendo realizzando una legatura verticale con filo sintetico per rendere il manto più resistente, in considerazione del numero di partite che l’Atalanta dovrà disputare a Bergamo. Questa metodologia consente di rendere il terreno più compatto, evitando che le zolle si sollevino e si debba intervenire continuamente a livello manutentivo. Un simile intervento è stato realizzato con successo allo stadio di San Siro. La tecnologia messa in atto consiste nell’inserire nel terreno, a intervallo di due centimetri, delle fibre in materiale sintetico e ultraresistenti, che vengono assiemate e intrecciate. Alla fine, se ne contano 2.500 per metro quadrato e 17 milioni sull’intera superficie del terreno di gioco. Le radici dell’erba che si sviluppano dopo la semina si legano in profondità con le fibre sintetiche, ancorandosi sul fondo e facendo sì che il manto naturale resista a impatti e torsioni, prevedendo anche i rischi di traumi per i giocatori.