Ormai ci siamo! Dopo un mese di adrenalina pura e sfide al cardiopalma, l’America ha le quattro “reginette” invitate al Gran ballo finale di New Orleans. Le final four NCAA sono un evento mediatico straordinario, secondo,oltre oceano, solo al Superbowl e allora andiamo a conoscere le Università che si sfideranno per raggiungere il titolo 2012. Le finali dei Regionals disputatesi nelle notti di sabato e domenica hanno emesso il loro incontrovertibile verdetto ed ora non resta che provare a capire chi fra le superstiti avrà la forza, il carattere e la qualità per vincere altre due sfide e laurearsi campione. La prima squadra ad “arrivare” a New Orleans è Louisville di coach Rick Pitino, autentico fuoriclasse dei Cardinals che si affidano sul parquet alle giocate di due guardie di grande talento, Peyton Siva e Russ Smith. La sfida di sabato li ha visti trionfare contro Florida, capace di portare 5 uomini in doppia cifra e di dominare la prima frazione (41-33), salvo poi sciogliersi nei momenti decisivi, incapace di trovare un rimedio alle incursioni di Siva (8 assist decisivi) ed alle conclusioni di Smith (19 punti uscendo dalla panchina). La vera chiave della vittoria resta però la straordinaria difesa messa in mostra in un secondo tempo in cui i Gators sono stati costretti a soli 27 punti con un terrificante 0-9 da 3 punti che ha messo la parola fine ai sogni dei ragazzi di coach Donovan. Ora per Pitino, la “madre” di tutte le sfide contro la numero 1 del ranking ovvero University of Kentucky che domenica notte ha spazzato via Baylor con un primo tempo mostruoso (42-22). Nelle fila dei Wildcats gioca la probabile prima scelta del prossimo draft NBA, Anthony Davis che con i suoi 210 cm ha trovato modo di dominare anche la finale del South Regional (18 punti, 11 rimbalzi, 6 stoppate), ben supportato da Kidd-Gilchrist (19) e Terrence Jones (12 e 6 assist). A nulla servono le performances di Quinton Acy (22 e 8 rimbalzi) e Pierre Jackson (21 e 5 assist), per arginare lo strapotere tecnico e fisico della vera favorita nella corsa al successo finale. Dall’altra parte del tabellone si confronteranno Ohio State e Kansas. Entrambe hanno sorpreso le rivali approfittando in pieno delle defezioni che hanno lasciato North Carolina e Syracuse prive di giocatori sicuramente fondamentali come punti di riferimento per compagni e staff tecnico. Coach Boeheim è stato privato del centro titolare Fab Melo dall’inizio del torneo ed ha dovuto fare di necessità virtù, dando fondo a tutte le armi in proprio possesso e sfruttando al massimo la diabolica 2-3, marchio di fabbrica degli Orange. I Buckeyes di coach Matta hanno però trovato la chiave vincente affidandosi ai giocatori che proprio sotto le plance hanno fatto la differenza: Jared Sullinger dopo un primo tempo conzionato dai falli è letteralmente esploso nella ripresa ( 19 e 7 rimbalzi alla fine), mentre Deshaun Thomas è rimasto in campo per 40 minuti distribuendo energia e fiducia ai compagni (14 e 9 rimbalzi). Per Syracuse (“tradita” da Dion Waiters, 9 punti con 2-9 al tiro) non bastano le prove tutto cuore di Scoop Jardine (14 e 6 assist) e Brandon Triche (15 punti). Coach Roy Williams ha passato la vigilia della sfida con i Jayhawks a domandarsi se e come avrebbe giocato il proprio playmaker titolare, vera chiave dei successi di North Carolina in questa stagione. Alla fine Kendall Marshall ha seguito la partita in borghese ed il solo vederlo applaudire faceva capire in che condizioni doveva essere il polso appena operato. Senza la propria guida in campo i Tar Heels hanno retto fino a che hanno potuto, grazie ad una prova superlativa di James Michael McAdoo (15 punti), ma nel secondo tempo si sono dovuti arrendere di fronte ad un arido 2/17 da 3 punti che ha “esaltato” la difesa mista, messa in campo da Kansas negli ultimi decisivi minuti. Per coach Self, cinque uomini in doppia cifra, con un grandissimo secondo tempo per Thomas Robinson ( 19 punti ed 8 rimbalzi dedicati alla madre scomparsa la passata stagione) e Tyshawn Taylor (22 e 5 assist). Ora una settimana ad ascoltare previsioni ed esperti, con le squadre concentrate solo su ciò che più conta: vincere 2 partite per entrare nella storia del basket universitario USA .
(commento di Luca Polesinanti)