Fischi sulla Coppa Italia

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L’ultimo trofeo di stagione prende la strada di Napoli. Sarebbe stato bello raccontare dell’atto conclusivo della stagione 2011-2012 che prelude all’avventura europea, ma non si può tacere il brutto esempio precedente l’avvio della contesa. Indignarsi di fronte alla stupidità sta diventando un esercizio ripetitivo, mai però superfluo. Ecco che l’atmosfera e la cornice della finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus allo stadio Olimpico di Roma vengono guastati e macchiati dai fischi continui e assordanti che una parte del pubblico rivolge all’Inno d’Italia. Accade in uno dei momenti più tristi per il nostro Paese, che in 24 ore ha visto compiersi il vile e sconvolgente attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, costato la vita alla sedicenne Melissa Bassi e ferite profonde ad altri studenti, e poi il terremoto colpire nel modenese con vittime tra gli operai impegnati nel lavoro notturno e danni ingenti agli edifici. Il ricordo va all’indomani dell’11 settembre e alla terribile prova cui furono sottoposti gli Stati Uniti d’America, che alla ripresa degli eventi sportivi affidarono a una vocalist il compito di cantare l’inno a stelle e strisce in uno stadio commosso e orgoglioso. All’Olimpico di Roma, invece, si consuma lo scempio dell’oltraggio alle rime di Mameli, un anno dopo le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Niente che possa giustificare un simile, ottuso atteggiamento.

Detto ciò, parliamo della partita. E’ l’ultima apparizione in maglia bianconera di Alessandro Del Piero, al quale Antonio Conte decide di affiancare Borriello. Napoli nella consueta formazione con il trio Hamsik-Lavezzi-Cavani. Primi 20’ di matrice partenopea, poi la Juve alza il pressing e il baricentro. Il primo tempo registra un paio di conclusioni per parte ma nessun gol. La svolta al 17’ della ripresa con Lavezzi che si inserisce tra i difensori centrali bianconeri e viene fermato fallosamente in uscita da Storari. Calci di rigore ineccepibile che Cavani trasforma. A metà ripresa lasciano il campo Del Piero, che termina la sua lunga avventura juventina, e Lichtsteiner, a beneficio di Pepe e Vucinic. Una sostituzione che conferisce alla squadra di Conte una evidente trazione anteriore con il 3-4-3. La Juve stringe d’assedio, Mazzarri richiama Lavezzi, forse all’ultima partita con il Napoli, e inserisce Pandev. Quagliarella subentra a Borriello. La Juve preme, ma da una ripartenza degli azzurri al 38’ nasce il raddoppio di Hamsik, servito in profondità da Pandev, che mette in cassaforte la Coppa Italia. Poi esce lasciando il posto a Dossena. Quagliarella invece viene espulso per una gomitata inequivocabile ad Aronica. Si chiude con i cori della celebre “O’ surdato ‘nnammurato”, colonna sonora dei successi all time del Napoli. E con Mazzarri che si gode il primo successo da allenatore da quando è sulla panchina partenopea. E’ il primo trofeo dell’era De Laurentiis, iniziata sette anni fa in C1. La Juve perde la sua imbattibilità stagionale anche se resta intangibile quella in campionato.

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