Italia-Giappone 4-3

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Italy's Mario Balotelli, left, and Japan's Yasuyuki Konno challenge for the ball during the soccer Confederations Cup group A match between Italy and Japan at the Arena Pernambuco in Recife, Brazil, Wednesday, June 19, 2013. (AP Photo/Antonio Calanni)Il 4-3 è un risultato che evoca una delle pagine più emozionanti nella storia del calcio mondiale. Maturava 43 anni fa allo stadio Azteca di Città del Messico con l’Italia che superava ai tempi supplementari la Germania guadagnando l’accesso alla finale del Mondiale ’70 disputata e perso contro il Brasile di Pelè. La partita di Confederations Cup vinta con fatica e fortuna dall’Italia di Prandelli in rimonta contro il Giappone di Zaccheroni non resterà nelle pagine epiche dei colori azzurri ma sicuramente sarà ricordata come una delle gare più elettrizzanti e spettacolari. Se ci si aspettava un assaggio di ciò che sarà il Mondiale 2014, la squadra nipponica ha dato un esempio concreto dello spirito e della preparazione con cui ci si sta preparando al grande appuntamento. Il Giappone è da solo in campo nei primi 40 minuti di gioco con gli azzurri spaesati, in ritardo su ogni intervento, lenti e macchinosi, ma soprattutto sotto di due reti. Un risultato tale da far temere lo spettro della sindrome da Corea del Nord. Stavolta non c’è da fare i conti con il solo Pak Doo Ik, di professione dentista, che ci eliminò al mondiale del ’66. Quelli del Sol Levante sono calciatori con i fiocchi, alcuni dei quali protagonisti nei grandi club, con grande abilità di palleggio e capace di tenere un ritmo alto se non vertiginoso. Per andare in crisi contro costoro basta prenderla alla leggera. E così fanno gli azzurri, messi letteralmente alle corde dall’atteggiamento forsennato dell’undici di Zac. Passo lento e scarsa lucidità i nemici dell’Italia che patisce il clima e appare fisicamente in difficoltà fino alla scossa temperamentale che porta la firma di Daniele De Rossi. Prandelli schiera Maggio e De Sciglio esterni, Barzagli e Chiellini centrali difensivi; a centrocampo De Rossi, Pirlo e Montolivo, con Giaccherini e Aquilani alle spalle dell’unica punta Balotelli. Il pressing nipponico toglie fiato agli azzurri e Buffon deve guardarsi dalle conclusioni di Maeda e Kagawa, punta del Manchester Utd che agisce sul settore sinistro, letteralmente scatenati. Quando De Sciglio sbaglia un retropassaggio toccando il pallone in modo troppo morbido, Okazaki si avventa in area ed entra in contatto con Buffon in uscita. L’arbitro decide per il calcio di rigore, nonostante il contrasto sembra avvenga sul pallone, e il portierone azzurro se la cava con il giallo. Dagli undici metri Honda non perdona e porta in vantaggio il Giappone. Prandelli si accorge della difficoltà in cui versa Aquilani e ne decide l’avvicendamento con Giovinco. Ma non c’è tempo per riorganizzarsi perché la difesa azzurra lascia rimbalzare troppe volte il pallone in area fino a quando Kagawa in mezza girata lo infila alle spalle di Buffon. Sembra l’inizio della debacle, anche perché il pubblico accompagna con i proverbiali olé la ragnatela di passaggi dei nipponici. Il sussulto azzurro arriva al 40’ quando Pirlo prova su calcio di punizione mirando alto. Poi calcia da corner e De Rossi spunta di testa accorciando le distanze. E’ il 15esimo gol in azzurro del romanista che salterà il match con il Brasile avendo accumulato due ammonizioni. Ma De Rossi sale in cattedra e l’Italia sembra ritrovare lo spirito giusto. Giaccherini si destreggia in area e colpisce il palo a portiere battuto. Si va al riposo con un gol in meno ma la convinzione di aver riaperto l’incontro. L’avvio di secondo tempo è premiante per gli azzurri perché Giaccherini ruba palla a Yoshida sulla linea di fondo, aggirandolo e mettendo al centro per Balotelli, anticipato da Uchida che nel tentativo di liberare fa autogol. E’ il 2-2 ma l’Italia non si ferma e Balotelli, mobilissimo e bravo a far valere la sua stazza fisica, trasforma poco dopo il calcio di rigore che l’arbitro assegna, molto generosamente, per un tocco con il braccio del capitano nipponico Hasebe su tiro di Giovinco. SuperMario implacabile dal dischetto. L’energia sembra ritrovata, una volta in vantaggio 3-2 e la soddisfazione per la rimonta insperata, invece si esaurisce nel giro di pochi minuti. Okazaki sorprende la difesa azzurra schierata su calcio di punizione dalla fascia destra, deviando di testa sotto misura e anticipando Montolivo con pallone che Buffon non riesce a toccare. E’ il 3-3. In difesa c’è Abate al posto di Maggio. Il portiere azzurro si oppone a Honda e viene salvato dal palo e dalla traversa nella stessa azione. Il Giappone fa girare le gambe, l’Italia resiste. Poi De Rossi inventa un passaggio in profondità per Marchisio, subentrato a Giaccherini, che mette al centro per Giovinco, smarcatissimo, che mette in rete il pallone del 4-3. Primo gol azzurro per la Formica Atomica. Buffon, dal suo canto, benedice ancora il palo. La stella azzurra brilla, per fortuna, più del Sol Levante.

 

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