L’Inghilterra, patria del calcio, è sempre un test probante per qualsiasi avversario, si tratti di match ufficiale o amichevole. La partita disputata allo Juventus Stadium di Torino ha messo in mostra un’Italia ridisegnata nei ruoli cardine, alla quale Antonio Conte è riuscito a conferire buona personalità, equilibrio e dinamismo. Fedele al 3-5-2 il ct, accantonate le critiche piovutegli addosso dal club bianconero con cui ha mietuto tre anni di successi, ha fatto esordire il 28enne empolese Valdifiori nel ruolo di playmaker, ottenendo risposte lusinghiere, e disegnato un centrocampo inedito con Parolo e Soriano interni, Florenzi e Darmian esterni, mentre in avanti ha dato fiducia all’oriundo Eder affiancato da Pellè. Davanti a Buffon, confermati Bonucci e Chiellini, spazio a Ranocchia. Prova positiva nel complesso con supremazia azzurra per tutto il primo tempo quando alla mezz’ora Pellè ha spizzato di testa un cross di Chiellini infilando l’angolo basso alla sinistra del portiere inglese Hart. Un vantaggio meritato tanto che Buffon non è mai dovuto intervenire anche se la sola conclusione verso la porta italiana, un tiro sporco di Rooney, ha mandato il pallone a stamparsi contro la traversa. L’Italia di Conte ha retto il confronto bene anche nel secondo tempo, quando però i tanti cambi hanno favorito la spinta degli inglesi, che sono arrivati a pareggiare dopo che gli azzurri non hanno saputo sfruttare le occasioni presentatesi per chiudere i conti. L’esordio di un altro oriundo, Vasquez, è servito a mostrare le qualità dei giocatori selezionati da Conte, il quale però ha in testa, e a ragione, un approccio da club con l’obiettivo di costruire un’ossatura solida che possa crescere gradualmente. Dice bene Conte quando si appella alla necessità di lavorare con continuità. La sua Nazionale, in termini di apporti, somiglia molto a quella di Sacchi. Inserimenti giusti di giocatori che si mettono in evidenza per i meriti e non per il pedigree. Una formula molto inglese, tanto per cominciare.