La favola viola. Il libro di Giacomo Mayer racconta la storia della Virescit, squadra di calcio che dall’oratorio sfiora la Serie B

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Correvano gli Anni Ottanta e nel cielo di Bergamo apparve una meteora che fece sognare il quartiere cittadino di Boccaleone. La storia racconta di una favola e come tutte le favole che si rispettano inizia con: “C’’era una volta”.

Perché la storia della Virescit ha un inizio e una fine. La storia viene raccontata nel libro: “La favola viola”, scritto da Giacomo Mayer per i tipi della casa editrice Bolis.

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La serata è organizzata dalla Biblioteca dello Sport Nerio Marabini di Seriate da Paolo Marabini e Giacomo Mayer snocciola aneddoti difronte a un pubblico d’eccezione. Sono presenti, infatti, molti dei giocatori che formarono la rosa di quella squadra voluta dai fratelli Domenico e Sandro Ghisleni.

Biblioteca dello sport
Fulvio Simonini al centro (Foto E.P.)

Mayer racconta di un calcio romantico, di quando i giornalisti potevano frequentare i campi di allenamento, viaggiare con la squadra sullo stesso pullman mentre si recavano negli stadi delle trasferte. Era tutto un altro mondo. Quello in cui si poteva instaurare un rapporto diretto con i giocatori, i massaggiatori, i dirigenti, gli allenatori.

E Mayer precisa che il libro non vuole essere un compendio storico enciclopedico della Virescit Boccaleone, bensì una testimonianza emozionale vissuta in prima persona. Nel libro sono citati molti giocatori e allenatori, ma non tutti. Proprio per il fatto che le pagine trasudano di quei ricordi che più si sono impressi nella memoria dell’autore.

La storia racconta di come una squadra dell’oratorio di un quartiere di Bergamo, presa in cura da due fratelli appassionati di calcio, sale agli onori della cronaca raggiungendo vette impensabili tra i professionisti, nella città dove già vive la realtà Atalanta.

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Il gruppo degli ex giocatori della Virescit (Foto E.P.)

Ma questa è una storia singolare, unica nel suo genere. Originale già a partire dal nome: Virescit, che dal latino possiamo tradurre sempreverde. Una squadra che ha portato il quartiere a diventare un punto di riferimento per tutta la provincia di Bergamo. A vedere le partite della Virescit arrivavano tra i 400 e i 600 tifosi. Per non parlare delle migliaia che ha costretto la società a traslocare allo stadio comunale di Bergamo, in quanto per motivi di sicurezza il campetto dell’oratorio non risultava più idoneo.

I fratelli Ghisleni hanno imparato alla svelta a stare nel giro dei grandi ingaggiando allenatori e giocatori che hanno saputo fare la differenza nelle categorie in cui hanno militato. L’apice è stata raggiunta con Luciano Magistrelli, un allenatore che ha improntato il proprio calcio offensivo con quattro attaccanti. Un Fabregas ante litteram. Mayer ricorda che in un incontro Parma-Virescit di Serie C, dove sulla panchina degli emiliani sedeva Arrigo Sacchi, questi a fine partita ebbe a dire riferendosi alla Virescit: “Questa è una squadra strepitosa”.

Fra i tanti giocatori della Virescit si ricordano soprattutto quelli che hanno raggiunto il massimo livello in Serie A. Da Walter Bonacina (183 presenze dal 1981 al 1986), ad Alessandro Roccatagliata (181 presenze dal 1982-86 al 1989-92), a Claudio Foscarini (145 presenze (dal 1986 al 1991), a Luciano Adami (103 presenze dal 1984 al 1988), a Fulvio Simonini (82 presenze dal 1982 al 1985), a Marco Monti (54 presenze dal 1986 al 1989).

Simonini, chiamato in causa da Paolo Marabini, ha sottolineato nel suo intervento: “Sono arrivato in Serie A tardi, ma senza i miei compagni non ce l’avrei mai fatta. Alla Virescit c’era un gruppo unico (e lo dico dopo aver girato una decina di squadre). Alla Virescit ho lasciato il cuore”.

C’era anche Foscarini che ha sottolineato come “questa società avrebbe meritato il coronamento di un lavoro eccezionale con la promozione in Serie B”.

Promozione sfumata in uno spareggio con la Reggina nel 1988, che tutti ricordano come una non partita vista la grande disparità tra le tifoserie con quanto successo. Le immagini si possono trovare su Youtube e le riproponiamo in questo video.

Il libro di Giacomo Mayer racconta di un calcio fuori dalle televisioni, fuori dai social network, fuori dal business di oggi. Era un calcio romantico, basato sulla meritocrazia e sulla fantasia, che sapeva fare innamorare per la bellezza che esprimeva. Poi, come tutte le favole, finiscono e, a volte, senza il lieto fine. La Virescit passa di mano all’Alzano che diventa Alzano Virescit e la storia si dissolve nell’etere del grande calcio tornando alla realtà dilettantistica degli oratori. E vissero felici e contenti.