L’Atalanta ha scalato l’Acropoli con una doppietta di Djimsiti

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L’Olympiakos è arrivato a Bergamo e ha depositato l’Acropoli davanti alla porta di Vaclik. E per l’Atalanta la partita si è messa subito in salita. Possesso palla dominante (alla fine si registrerà un 66% a 34), passaggi infiniti (saranno 572 in totale quelli completati), corner mai visti: 13-0. Ma ogni volta che si portava palla avanti, pesava così tanto che pareva l’incarnazione del mito di Sisifo. Una volta arrivati vicini alla porta dei greci, la palla tornava indietro. Al 16’ è rotolata così forte che è persino entrata in quella di Musso. E lì gli Dei dell’Olimpo pensavano di averla fatta franca. Ma si erano dimenticati che nei boschi silvani di Bergamo vive un’eroina abbandonata da suo padre Climene perché voleva un figlio maschio. Allevata e nutrita da un’orsa Atalanta è divenuta una cacciatrice formidabile. Lei degli Dei si preoccupa poco che, anzi, un po’ sfrontata nel secondo tempo ha deciso ribaltare la situazione, stordendo con la sua velocità e la sua caparbietà gli undici biancorossi di Atene. Aiutata da un pubblico eccezionale, che ha spinto persino quelli che stavano a casa davanti al televisore. Gasperini con due cambi ha trasformato la partita. Koopmeiners e Boga hanno letteralmente rivoltato la gara. E dei 13 corner (contro nessuno dei greci) due sono stati decisivi per i due gol, nel giro di due minuti (61’ e 63’), dell’albanese Djimsiti.
Ora gli Dei attenderanno settimana prossima questa sfrontata ninfea che si permette di bistrattare gli inviati dell’Olympiakos.
Intanto si registra che in questa gara i tiri dell’Atalanta sono stati 15 (5 nello specchio con due gol), mentre quelli dei biancorossi di mister Martins sono stati 6 e uno solo nello specchio della porta, quello del gol iniziale di Soares al 16’. Poi si sono contate 52 azioni d’accatto contro le 17 dei greci; 572 i passaggi completati contro 189 e 46 palloni recuperati contro 42. Musso non ha dovuto fare parate, mentre Vaclik, nonostante la doppia linea difensiva 5 + 4, ne ha compiute tre.
Di nuovo il duo KoopmeinersBoga è stato decisivo e ha fatto la differenza; per Mihaila dovremo avere un po’ di pazienza. Si vede che è ancora un po’ acerbo, fragile e lontano mentalmente dai meccanismi del gioco della Dea. Ma il ragazzo si farà.
E a Gasperini vorremmo porgere una domanda: ma perché ogni volta si spreca un tempo, solo perché con il suo turnover scientifico mette in campo formazioni a dir poco improbabili? Non sarebbe più semplice partire sempre con la formazione più forte che si ha a disposizione e poi (sempre che si sia acquisito il risultato) fare i cambi per far risparmiare tempo ed energie ai giocatori?

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