Tanto Atletico, poco Milan

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atletico-madridIl Milan è fuori dall’Europa, com’era immaginabile supporre alla luce delle prove poco convincenti  in campionato e dello 0-1 rimediato all’andata dall’Atletico Madrid. Gli spagnoli infliggono ai rossoneri una delle sconfitte più pesanti della loro storia a livello continentale (4-1) al termine di una partita in cui il solo Kakà, probabilmente da considerarsi ultima bandiera di quel che fu la squadra meraviglia, riesce a tenere in piedi le speranze di un miracolo. Preso subito gol, l’undici di Seedorf si affida proprio all’estro di Kakà per risalire la china. Il brasiliano la mette dentro di testa una prima volta, sbaglia clamorosamente una seconda e gli episodi favorevoli finiscono qui. Perché la sorte premia l’Atletico, che ripassa in vantaggio grazie a un tiro neppure irresistibile deviato da Remi che spiazza Abbiati. Nella ripresa c’è solo la squadra di Simeone che, per quanto fa vedere in campo, è in grado di tenere testa e surclassare qualsiasi avversario grazie alla corsa e alla tecnica dei suoi giocatori. Diego Costa, attaccante a tutto tondo, apre e chiude la serie delle marcature indicando la strada per essere decisivo. Non lo è, purtroppo, Mario Balotelli, che non eccelle e non punge, non fa quella differenza che la classe gli consentirebbe. Organico sflilacciato e asse di gioco da calcio balilla quello messo in mostra dai rossoneri, prevedibili come il tuono che segue il fulmine. La storia eccelsa di un certo Milan giunge mestamente al capolinea. Squadra da rifondare, necessariamente. E campionato da finire riorganizzandosi e salvando l’onore. Perché sarà ben difficile che le squadre avanti in classifica mollino davanti al blasone rossonero. E un posto in Europa la prossima stagione, per gente come Balotelli ma anche per elementi di peso e qualità sulla carta come Poli e De Sciglio, è puro miraggio. Fallita la prova più importante, i cosiddetti rinforzi sono già in discussione: i marocchini Rami e Taarabt, quello Essien lasciato andare da Mourinho accortosi evidentemente come non fosse più in grado di interpretare a dovere i suoi schemi. Seedorf deve porsi una serie di domande. Innanzitutto capire perché la sua squadra difetta di corsa e mobilità. Se la questione è solo legata alla preparazione atletica, viene da chiedersi quali criteri si usino a Milanello, ben sapendo quali avversari si affrontino. Se è di vaghezza mentale, il problema è ancora più preoccupante.

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