di Marco Cangelli
Le Tre Cime di Lavaredo si confermano il regno dei colombiani. Dopo il successo nel 1989 di Luis Herrera, il ciclismo sudamericano ha avuto modo di festeggiare nuovamente grazie a Santiago Buitrago che ha conquistato la diciannovesima tappa del Giro d’Italia.
Il portacolori della Bahrein-Merida ha trionfato sulla Cima Coppi precedendo il canadese Derek Gee (Israel Premier Tech) e il danese Magnus Cort Nielsen (EF Education-EasyPost) e coronando così una lunga fuga da lontano.
Il giovane colombiano si è inserito in un tentativo che si è costruito nei primi ottanta chilometri dalla partenza da Longarone e che ha visto la presenza di Veljko Stojnic (Corratec Serre Italia), Larry Warbasse, Alex Baudin e Nicolas Prodhomme (Ag2r Citroen), Magnus Cort Nielsen (EF-Education-EasyPost), Derek Gee (Israel Premier Tech), Davide Gabburo (Green Project Bardiani Csf Faizanè), Vadim Pronskiy (Astana), Patrick Konrad (Bora Hansgrohe), Michael Hepburn (Jayco AlUla), Stefano Oldani (Alpecin Deceuninck), Mattia Bais (Eolo Kometa), Josè Rojas e Carlos Verona (Movistar Team).
Alle loro spalle si consumava una nuova pagina per la lotta per la maglia azzurra con l’irlandese Ben Healy (EF- Education-EasyPost) che ha provato a inserirsi nel gruppetto per due volte, venendo però raggiunto in entrambi i casi dal leader della classifica degli scalatori Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), troppo vicino nella graduatoria generale per esser lasciato libero dalla maglia rosa Geraint Thomas (Ineos-Grenadiers).
I battistrada hanno quindi gradualmente preso il largo superando i 6 minuti di vantaggio e iniziando a sfaldarsi sul Passo Giau dove Verona ha provato ad allungare venendo seguito a ruota da Buitrago, Gee, Hepburn e Cort Nielsen prima di essere raggiunti nuovamente in discesa dai compagni di fuga.
Esclusi Rojas, Baudin e Bais (costretti ad alzare bandiera bianca sul valico dolomitico), i fuggitivi si sono punzecchiati anche lungo l’ascesa del Passo Tre Croci con l’americano Warbasse che, sotto un nubifragio, ha provato a fare la differenza venendo tenuto sotto controllo da Buitrago, Gee, Hepburn e Cort Nielsen.
Il momento decisivo è giunto però nei pressi del Lago di Misurina dove, all’inizio della scalata verso le Tre Cime di Lavaredo, Gee ha provato a lasciare sul posto gli altri atleti mantenendo un discreto vantaggio su di un coriaceo Buitrago.
Il nordamericano è però andato in crisi a circa 1500 metri dal traguardo venendo quindi superato dallo scalatore della Bahrein-Merida che si è aggiudicato il secondo successo nella Corsa Rosa dopo la vittoria di Lavarone dello scorso anno con 51 secondi di vantaggio su Gee.
“Le Tre Cime di Lavaredo erano la tappa più importante di questo Giro. Vincere qui da solo è fantastico dopo le difficoltà che ho avuto durante la corsa – ha raccontato Buitrago -. Sapevo di avere le gambe per vincere, ma è stato difficile capire cosa stesse facendo il gruppo dietro. Ho lavorato molto prima del Giro, sto migliorando e spero che un giorno sarò in grado di lottare per la classifica generale in una corsa di tre settimane“.
Il plotone dei big, trascinato da Laurens De Plus e Thymen Arensman (Ineos-Grenadiers), si è avvicinato compatto verso il traguardo con il solo Primoz Roglic (Jumbo-Visma) che ha provato la sortita negli ultimi due chilometri trovando la pronta risposta di Geraint Thomas con la maglia bianca Joao Almeida (UAE Team Emirates) in netta difficoltà.
I due contendenti al Trofeo Senza Fine si sono quindi punzecchiati salendo verso il Rifugio Auronzo con l’inglese che ai -500 metri ha provato a sorprendere lo sfidante, patendo in vista della linea d’arrivo il contrattacco dello stesso.
Roglic ha quindi chiuso al quarto posto, alle spalle di Magnus Cort Nielsen, con 1’46” di ritardo dal vincitore, ma soprattutto con tre secondi di vantaggio su Thomas, avvicinando così l’avversario in classifica generale.
“È stata una giornata dura in cui ancora una volta i ragazzi hanno corso molto bene. Ci aspettavamo che UAE o Jumbo provassero a vincere la tappa ma non si sono organizzati in tempo per inseguire la fuga – ha sottolineato Thomas -. Quando mancavano 400 metri all’arrivo, mi sono reso conto che ero partito troppo presto ma, nonostante abbia perso qualcosa da Primoz, sono contento di aver guadagnato tempo su Joao. Incrocio le dita per domani. Credo che sia una prova più adatta a me rispetto ad oggi. Mi concentrerò su me stesso e darò il massimo per portare a casa la Maglia Rosa“.
Sesta piazza per Almeida che ha chiuso con 2’09” di ritardo da Buitrago in compagnia di Damiano Caruso (Bahrein-Merida) e Thymen Arensman, mentre vanno segnalate le crisi di Eddie Dunbar (Team Jayco AlUla) e Lennard Kamna (Bora-Hansgrohe), giunti con oltre tre minuti di distacco.
In vista della cronoscalata al Monte Lussari Geraint Thomas guida la classifica con 26 secondi di vantaggio su Primoz Roglic e 59 su Joao Almeida, mentre Damiano Caruso è risalito sino al quarto posto scalzando Eddie Dunbar.