di Marco Cangelli
L’urlo liberatorio è diventato un marchio di fabbrica per Simone Consonni. Dopo averlo sfoderato al termine della finale olimpica dell’inseguimento a squadre, il 28enne di Brembate Sopra l’ha riproposto nella Paris-Chauny vinta davanti a Dylan Groenewegen (Team BikeExchange-Jayco).
Consonni ha infatti colto sulle strade di Francia il secondo successo tra i professionisti interrompendo così un digiuno che si prolungava dal giugno 2018 quando il portacolori della Cofidis si impose nella prima tappa del Giro di Slovenia.
Reduce da una trasferta in Belgio, il fuoriclasse orobico ha dovuto fare i conti con la fuga di Ludovic Robeet (Bingoal Pauwels Sauces WB), Clément Carisey (Go Sport-Roubaix Lille Metropole), Rune Herregodts (Sport Vlaanderen-Baloise) e Jorre Debaele (Minerva Cycling Team), capaci di guadagnare oltre due minuti nelle prime fasi di gara.
Complice il lavoro svolto dagli uomini di BikeExchange-Jayco, Alpecin-Deceuninck e Groupama-FDJ, il vantaggio dei battistrada si è progressivamente ridotto consentendo al gruppo di chiudere il gap prima del traguardo.
Ultimo a essere ripreso è stato Herregodts che ha provato a resistere al rientro del gruppo sino a quindici chilometri dall’arrivo quando le squadre dei favoriti hanno iniziato a preparare lo sprint bloccando sul nascere tutti i possibili tentativi in contropiede fra i quali spicca quello di Anthony Turgis (TotalEnergies).
Grazie a un perfetto lavoro dei compagni di squadra, Consonni ha potuto uscire allo scoperto a duecento metri dalla linea d’arrivo bruciando con un colpo di reni Groenewegen, autore di una rimonta imperiosa dopo essere rimasto leggermente chiuso dagli avversari.