Luca Lembi
L’esordio dell’arrampicata ai Giochi Olimpici ha proiettato all’attenzione del mondo sportivo una disciplina che vede crescere in modo costante il numero di praticanti. La partecipazione azzurra non è stata ripagata da medaglie, ma ha rappresentato un’esperienza utile a preparare il prossimo appuntamento a cinque cerchi fra tre anni a Parigi.
Ne è convinto il bergamasco Davide Manzoni, direttore tecnico della Nazionale di Arrampicata, che ha guidato la spedizione azzurra. A Tokio l’Italia ha qualificato tre atleti (Ludovico Fossali, Michael Piccolruaz e Laura Rogora, essendo fissato a quattro il numero massimo di partecipanti per ogni nazione.
“Questa presenza è passata ingiustamente sottotono, perché riuscire a qualificarsi alle Olimpiadi, con un numero chiuso di venti atleti in totale, è un risultato decisamente importante. L’Italia figura tra i 16 Paesi che hanno portato atleti di arrampicata, diventata disciplina olimpica, ai Giochi di Tokio. Ovvio che il podio è l’aspirazione massima di ogni atleta, ma in questo caso la partecipazione e il semplice piazzamento rappresentano un grande traguardo. I nostri tre azzurri ne sono orgogliosi, e noi con loro, avendo lavorato tutti insieme per questo obiettivo”.
Quali prospettive riserva l’arrampicata sportiva?
“Il riconoscimento di disciplina olimpica non è arrivato per caso. Infatti, il numero dei praticanti raddoppia ogni anno a livello globale. E’ uno sport sicuro, se fatto con i dovuti criteri, molto completo dal punto di vista delle capacità motorie, estremamente economico, che richiede e sviluppa il senso di equilibrio e piace tanto alle giovani generazioni. Ci sono sempre più palestre che offrono l’opportuno di praticare l’arrampicata. Una disciplina altamente formativa perché ci si confronta con i limiti che si prova a superare”.
Quanto ha inciso il regolamento sulla prova degli azzurri dal punto di vista tecnico e prestazionale?
“Sicuramente il format olimpico è molto particolare. L’arrampicata è composta fondamentalmente da tre specialità: speed, la salita su una parete di 15 metri nel più breve tempo possibile, la lead, che si esegue assicurati da una corda, e la boulder, che si pratica su una parete di 4,50 metri ed è espressione di forza e tecnica portate all’estremo. A Tokio si è deciso di assegnare una sola medaglia in una sorta di combinata. Questo il compromesso perché l’arrampicata diventasse sport olimpico. A Parigi verranno assegnate due medaglie, una per la speed e l’altra frutto di combinata tra lead e boulder. Siamo già al lavoro per preparare i Giochi 2024”.