Giustizia per il calcio onesto

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Il calcio è semplicemente malato. Agenti virali ne minacciano l’esistenza, ma la parte sana va difesa. Sarebbe servita la diagnosi precoce, scopriamo che il male endemico ha radici passate ed è risbocciato qualche stagione dopo il clamoroso schiaffo inferto al sistema che, stando alle sentenze e condanne, condizionava anche il mondo arbitrale. Quella stagione si è conclusa, con una vittoria mondiale che ha fatto da coperchio alla pentola a pressione, e qualcuno, leggasi Juventus calata nel purgatorio, reclama il riconoscimento del risultato sul campo maturato allora e non quello a tavolino. Destino vuole che la gloriosa società bianconera si trovi a difendere due tesserati, l’allenatore Conte e il difensore Bonucci, tirati in ballo dalle nuove inchieste sul calcioscommesse ma quando militavano in altre squadre. I coinvolgimenti, al di là delle responsabilità presunte, sono sempre traumatici. C’è gente finita dietro le sbarre, stavolta senza le scarpette da gioco ai piedi. Eroi da poster, miti degli stadi, che fino a ieri hanno dispensato autografi e ora rischiano l’obbligo di firma.  Nell’Italia dibattuta tra lo sdegno e il rigetto, c’è voglia di difendere la passione non senza aver ottenuto il diritto all’epurazione di chi si è macchiato di colpe gravi infangando l’etica sportiva. Immagini che ritraggono calciatori in compagnia di personaggi dediti a frode e delinquenza lasciano semplicemente interdetti. Dialoghi telefonici basati su un linguaggio a dir poco carbonaro rendono impensabile che si vada in campo a recitare mettendo a segno la combine. E’ vero, nella storia dei campionati l’accordo salomonico che divide la posta e accontenta tutti è sempre esistito. Ma non si può accettare che i protagonisti possano lucrare sul risultato concordato a monte. E soprattutto che ci si prenda gioco del pubblico e , in qualche caso, delle stesse società di calcio. Le confessioni e ammissioni che costituiscono i fascicoli dell’inchiesta della procura di Cremona gettano discredito e inducono a pensare che tutto il movimento sia segnato, ma forse qualcuno dimentica che la maggior parte dei calciatori professionisti è pulita, come lo è la categoria degli allenatori e dirigenti sportivi. Ma come ogni categoria sociale e professionale che si rispetti, spuntano le mele marce. La giustizia ordinaria farà la sua parte sulla base degli elementi probatori, a quella sportiva basterà molto meno per infliggere pene presumibilmente dure. L’Italia del calcio è anche quella dell’orgoglio nazionale. La delusione è dietro l’angolo, l’Europeo alle porte con Prandelli impegnato a tenere il gruppo compatto. Piovono, purtroppo, giudizi affrettati, che rischiano di fare male tanto più chi li esprime ricopre un ruolo rappresentativo e di prestigio. L’idea di chiudere i battenti, diciamolo con chiarezza, è semplicemente assurda. Lo sforzo vero è restituire credibilità al calcio e ai suoi protagonisti. Rendendo giustizia agli onesti.

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