Largo ai giovani. Puntare sull’esperienza. Dicotomia strategica o scelte dettate dalla necessità, dirigenti e allenatori di calcio preferirebbero sempre disporre di un mix ben condito. Si guardi come gioca Totti nella Roma o quale spettacolo abbia regalato Zanetti per tutta la stagione scorsa. Le serie inferiori hanno deciso da tempo di imporre la regola della primavera, privilegiando la linea verde rispetto agli organici formati da giocatori di lungo corso. In prima linea la LegaPro, che ha fissato a 26 anni l’età media delle formazioni. L’Associazione Calciatori non ci sta e dichiara lo sciopero, ritenendo che il vincolo “presenti chiari profili di illegittimità, crei discriminazioni nei confronti dei calciatori e false aspettative sui giovani, impoverendo il livello tecnico della categoria a discapito dello spettacolo e della meritocrazia”. Secondo l’Aic, deve scendere in campo chi merita, permettendo nel contempo una corretta politica di valorizzazione dei giovani. Il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, difende la linea e porta ad esempio la rosa del che ha un’età media di 25,5 anni. Un modo come un altro per dire che si può fare. E punta l’indice sui giocatori a fine carriera che fanno resistenza e voglio continuare a giocare a scapito dei giovani. In ballo c’è la questione dei criteri distributivi delle risorse collegate all’utilizzo dei giovani. Il paletto dell’età media risponde a obiettivi ben precisi con cui la LegaPro intende caratterizzare i propri campionati. La posizione dell’Aic riflette il punto di vista di chi gioca, cerca di svolgere la professione finchè il fisico lo consente e difende i propri contratti, quelli in essere e da spuntare in età matura. I calciatori temono che tanti di essi possano ritrovarsi tagliati fuori e restare disoccupati. Ci si chiede perché mai una regola debba essere contestata alla vigilia dell’inizio di campionato e non possa essere discussa e valutata in tutti i suoi pro e contro a tempo debito. Il braccio di ferro è mai cosa buona. Il rischio vero è soprattutto di penalizzare lo spettatore e allontanarlo dallo stadio. Di certo le società di calcio necessitano di attingere ai ricavi che la LegaPro offre attraverso l’impiego di giovani. Il calcolo dell’età media costringe i presidenti, tutti, ad assortire le rose guardando alla carta d’identità, oltre che alle qualità tecniche. In alternativa saranno gli allenatori a fare la formazione sulla base dell’anno di nascita. Da che parte stare? Da quella del buon senso. Una squadra con cinque ventenni e sei giocatori che sommano 180 anni rientra abbondantemente nella fascia under 26. Alla fine la minaccia di sciopero rientra. L’età media verrà calcolata solo due 10 giocatori anzichè 11. Una scappatoia all’italiana che mette tutti d’accordo. I fautori della meglio gioventù e i sostenitori della meritocrazia senza età.