Mezzi orfani dell’atletica

553

Facciamo i conti sulla spedizione azzurra alle Olimpiadi e scopriamo che l’Italia sarà rappresentata da 292 atleti, 165 uomini e 127 donne che gareggeranno in 28 discipline. Non ci sarà il calcio, perché il brillante ciclo della Nazionale Under 21 si è interrotto, e neppure il basket che, a dispetto del numero di praticanti e del seguito di pubblico, resta attaccato ai ricordi dei grandi Meneghin e Marzorati. L’ultimo capitolo sulle qualificazioni olimpiche è stato scritto a Bressasone, sede degli assoluti tricolore di atletica leggera. Proprio nella disciplina per eccellenza del programma olimpico l’Italia ha finito per perdere pezzi. In parte in modo sfortunato, nell’altra in modo discutibile. La sorte avversa, ma non solo, impedirà ad Antonietta Di Martino di presentarsi sulla pedana del salto in alto per conquistare l’agognata medaglia olimpica. La 34enne atleta della Fiamme Gialle è stata fermata da un infortunio al retro-ginocchio sinistro, che quando si è manifestato, il 24 aprile scorso, era stato diagnosticato come una semplice lesione muscolare al flessore della gamba sinistra. Con tanto di infiammazione postuma da cui Di Martino non potrà riprendersi per volare a Londra. E che dire di Andrew Howe, che ha lottato con tutte le forze per superare il grave infortunio di un anno fa e si è ritrovato a correre i 200 metri degli Assoluti con un turbine di vento contrario. Risultato: 20″76, tempo discreto, nonostante tutto, ma evidentemente negli alti livelli federali si pensa che debba valere la regola dei Trials e, senza tenere conto dei margini di recupero, la distanza dal minimo richiesto di 20″65 è risultata incolmabile. Eppure Howe si è lasciato alle spalle due staffettisti che saranno regolarmente a Londra. Inspiegabile. Grande amarezza anche nell’ambiente dell’atletica bergamasca, che ha visto chiudere la porta in faccia a Matteo Giupponi, Marta Milani e Marco Vistalli. Il marciatore Matteo Giupponi aveva il minimo A, ma non ci sarà. Vistalli ha vissuto la stessa esperienza di Antonietta Di Martino, finendo per pagare un problema fisico mal gestito. Marta Milani è stata sempre una pedina inamovibile della staffetta 4×400. Al Golden Gala di inizio giugno, nella gara degli 800 alla quale prendevano parte quasi tutte le probabili finaliste dei prossimi Giochi Olimpici, ha chiuso in 2’02″02, miglior tempo stagionale italiano, a soli 52 centesimi dal personale realizzato nel 2011. Protagonista agli Europei di Helsinki con la 4×400, Marta Milani ha visto crollare le sue quotazioni inspiegabilmente nel giro di due settimane. A fare la voce grossa è Vincenzo Guerini, che ha disputato due Olimpiadi quale componente della staffetta veloce che vedeva in pista un certo Mennea. Guerini, vicepresidente degli Atleti Azzurri e Olimpici d’Italia, parla senza mezzi termini di gestione indecorosa e profonda ingiustizia. La pensiamo esattamente come lui. Le Olimpiadi di Rio sono distanti quattro anni e la delusione subita dagli atleti esclusi potrebbe risultare più logorante della carta d’identità.

forbes